Ci risiamo. Un'altra edizione del Trieste Film Festival apre le porte (questa sera, ed è la 23a volta, mica noccioline) a una settimana di cinema pressoché invisibile nelle sale italiane: documentari, fiction, cortometraggi, animazione (quest'anno non li ho contati, ma credo che siamo sui soliti 120 circa); anteprime italiane, scoperte di esordienti e riscoperte di grandi autori; eventi collaterali, incontri con gli autori, presentazioni di novità editoriali, ecc. Il tutto proveniente dai paesi dell'Europa centro-orientale.
Ci saranno autori esordienti (non solo fra i giovani, ma anche il recentemente scomparso Havel) che promettono grandi cose, autori famosi (il Manchevski di Prima della pioggia, fra gli altri) e premi Oscar che a Trieste verranno a tenere una masterclass (come István Szabó).
Contro ogni previsione, ci sarà anche una coda di quella che altrove ho definito senza pentirmene “una delle cose più belle che mi sento di aver fatto nella mia vita... la scusa che ho trovato per coniugare la mia passione personale per la musica con quella per il cinema ... una creatura strana, assolutamente indipendente e libera che il festival mi ha permesso di far crescere”. La presenza di Muri del suono/Walls of Sound, selezione dedicata ai film musicali prodotti nell'Europa centro-orientale, all'interno del festival di quest'anno è stata anche per me una sorpresa.