ramen.it è, come dice la home page del suo sito, "il primo portale Italiano dedicato al Ramen, al Sushi e alla cultura alimentare Giapponese". I prodotti sono tanti, economici e si possono ordinare online. Ieri ho provato una delle varianti di ramen al miso. La formula, per chi frequenta questo tipo di alimentazione, è nota: la confezione per il ramen comprende gli spaghettini e gli aromi da aggiungere. Bastano pochi minuti, acqua calda e il gioco è fatto. La ricetta è ridotta ai minimi termini, ma il risultato è dignitoso. Se però si è fissati come me con la chiarezza e la precisione delle etichette si scoprono cose interessanti. Ingredienti, tabella calorica, persino la voce 'allergeni' è molto ben fatta, ma lo stupore arriva quando si va a leggere il luogo di produzione. Che è... la Polonia. Per essere precisi, la dicitura recita: "Prodotto in Polonia da Ajinomoto Polonia Sp. zo.o." Il sito è www.ajinomoto.com.pl
Quindi, ricapitolando: il piatto è giapponese di origini cinesi, il produttore è polacco. Il rivenditore italiano si fa pubblicità (ho il volantino sotto gli occhi perché ho acquistato la zuppa in un mercatino e non dal sito) scrivendo "prodotti alimentari dal Giappone". Preferirei che dicessero "prodotti alimentari giapponesi dalla Polonia". Meno attraente, ma più onesto.
Oggi ho scoperto l'esistenza di un cellulare della Samsung che si chiama diva S7070. Il nome scelto non è casuale, si tratta infatti di un prodotto pensato specificamente per il pubblico femminile. Il mio incontro con questa meraviglia è avvenuto dalla parrucchiera, dove grazie alla sempre nutrita presenza di riviste - anche queste rigorosamente femminili - mi sono potuta imbattere in una "meravigliosa" pubblicità in cui il cellulare fa bella mostra di sé spuntando da una borsa da donna, in buona compagnia di un paio di occhiali da sole e di un rossetto (rigorosamente rosso passione, perché fa più "femmina"). Mentre la mia vicina di poltrona lanciava gridolini di entusiasmo per la puntata in corso di 'Uomini e donne' (la mia parrucchiera ha pure la televisione, però lei è simpatica), mi sono ripromessa che una volta a casa avrei approfondito la cosa e così ho fatto. Di seguito, riporto il testo ufficiale di presentazione con cui Samsung ha scelto di lanciare il suo nuovo modello di cellulare, presente sul sito ufficiale dell'azienda:
"Pronta a diventare una diva?
- design lussuoso e raffinato - fotocamera da 3.2 megapixel - lista dei desiderati - sempre al centro dell'attenzione
Dal bianco perlato al rilievo trapuntato del retro fino ad arrivare al tasto a forma di diamante sul fronte: Diva è l'espressione del design glamour ed accativante (con una t sola nel testo). Per questo, Samsung S7070 si abbina alla perfezione con il tuo stile unico e sempre alla moda! Personalizza il tuo Diva scegliendo i nuovi sfondi e le font davvero chic, organizza tutte le cose che vuoi acquistare utilizzando la pratica "lista dei desiderati". Ogni dettaglio di Samsung S7070 è stato realizzato pensando ad una vera fashion addict! Con Samsung S7070 sei sempre al centro della mondanità attrtaverso i widget dei principali social network. "
Non ci viene risparmiato nemmeno il pacchetto Premium:
"Il pacchetto Premium include la cinghietta per il tuo Diva e l'astuccio in pelle fatto a mano. Dettagli di lusso e stile che vestono il tuo cellulare, e ti fanno sentire una ragazza davvero di moda."
E, infine, la nota sicurezza: "Una soluzione per ogni appuntamento. Samsung Diva non è solo fashion, ma il telefono che ti può aiutare nei momenti di emergenza attraverso l'SOS Message o la funzione di chiamata simulata."
Ora, io non sono certo contro l'attenzione a segmenti specifici di mercato o contro la customizzazione del prodotto però mi sembra davvero svilente questa idea di un cellulare che, dovendo essere rivolto al pubblico delle consumatrici femminili, invece di offrire strumenti che ne semplifichino la spesso convulse giornate presti maggiore attenzione al look fashion, al pulsantino a forma di diamante, alla borsettina accessoria e così via. L'immagine che ne esce dell'acquirente ideale mi sembra quasi caricaturale: una donna interessata solo all'apparenza, che si lascia incantare da un look finto anni '50-eleganza d'altri tempi, dall'uso ricorrente della parola 'chic' in un messaggio pubblicitario, che passa le proprie giornate sfrecciando da un negozio all'altro, fotografando tutto quello che vede (ho letto su un sito di recensioni che le foto possono apparire come quelle delle riviste patinate di moda, giusto per non farsi mancare nulla) e che ha bisogno di una 'lista dei desideri' per decidere quale sarà il suo prossimo acquisto, senza contare che quando va a un appuntamento può aver bisogno di liberarsi di un corteggiatore insistente tramite il tasto di 'chiamata simulata' o l'SOS message'. Personalmente, da donna e da consumatrice, lo trovo un messaggio pubblicitario veramente antiquato e non oso pensare nemmeno all'idea di "donna" che può avere chi l'ha progettato. Sono però quasi sicura al 100% che sia il parto di un'illuminata mente maschile.
To Have & To Hold is a 'musicmentory' to celebrate the age of vinyl records...including interviews, fresh graphics and good music. Directed by Jony Lyle for Goosepimple Productions 2010.
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Uscito da poco per le edizioni l'Orecchio di Van Gogh, Per nulla al mondo. Un amore di Cioran, di Friedgard Thoma, a cura di Massimo Carloni. Il libro racconta, attraverso lettere e fotografie, il rapporto che ha legato l'autrice ed Emil Cioran, filosofo e scrittore rumeno, morto a Parigi nel 1995.
Primi mesi del 1981, Friedgard Thoma, allora giovane insegnante tedesca di filosofia e letteratura, folgorata dalla lettura dei Sillogismi dell’amarezza e, soprattutto da L’inconveniente d’essere nati, scrive una lettera d’ammirazione al settuagenario autore di quei taglienti aforismi, che al pari d’un tonico rigenerante hanno rinvigorito il suo animo. Cioran le risponde a stretto giro di posta, invitandola, se mai dovesse passare dalle sue parti, a fargli visita a Parigi. Segue un convulso intreccio epistolare, che culminerà in un romantico incontro parigino, tra boulevards, musei, ristoranti ed Hotel a buon mercato. Nel vecchio filosofo si risveglia una vorace sensualità, evidentemente mai del tutto sopita, un’attrazione carnale verso una donna, che rappresenta per lui un inebriante quanto fatale miscuglio di fascino ed intelligenza. In una parola è amore, senile, ma non per questo meno bruciante e coinvolgente. Costellato da tutti i sintomi del morbo sacro proustiano – telefonate ossessive, versi di poesie, scenate di gelosia – il rapporto s’incanalerà negli anni lungo i binari d’una tenera ed affettuosa amicizia, grazie soprattutto alla saggezza tutta femminile di Friedgard, che coinvolgerà anche la compagna di Cioran, Simone Boué. La narrazione del crepuscolo di vita di Cioran, una delle menti più lucide del secolo, lo seguirà fin nella sua tomba, che tra l’altro visiterà in maniera surreale, ante mortem, accompagnato dalla stessa autrice.
Per nulla al mondo. Un amore di Cioran, di Friedgard Thoma
a cura di Massimo Carloni
traduzione di Pierpaolo Trillini
edizioni l'Orecchio di Van Gogh
euro 14
In attesa di parlare più diffusamente della quarta edizione del NodoDocFest, festival di Trieste interamente dedicato al cinema documentario, sono ben felice di pubblicare quest'appello dell'organizzazione, sperando che siate in tanti a rispondere!
Campagna per il salvataggio del NodoDocFest
In un momento così difficile a livello locale e nazionale per le molte iniziative culturali che come il NodoDocFest, portano avanti i loro progetti con passione cercando di allontanarsi dalle dinamiche di unsistema, ci si trova davanti ad un netto bivio: o abbandonare tutto, testimoni di una cecità e di un’indifferenza che porta a lavorare, preparare ed organizzare una manifestazione complessa come un festival totalmente “abbandonati all’ignoto”, o tentare di trovare delle soluzioni che permettano di garantire un minimo di sostenibilità ed un budget basso, ma indispensabile, che permetta ad una realtà come il NodoDocFest di esistere e resistere. La nostra scelta è stata fatta e siamo prossimi alla quarta edizione del NodoDocFest, Festival Internazionale del Film Documentario di Trieste, che si terrà dal 5 al 10 Maggio 2010 al Cinema Ariston.
Ci siamo “chiusi in casa” ed abbiamo lavorato in modo da poter ottimizzare ogni voce di spesa, cercando di trovare delle soluzioni alternative, dimostrando che in un momento così difficile, da parte nostra, uno sforzo ed un sacrificio, ci sono stati e ci sono ancora. L’esempio inizia fin dal catalogo: stampato e rilegato artigianalmente in una tiratura di 300 copie, rese uniche dal lavoro e le “incursioni” di artisti come Belinda De Vito e Domenico Redavid e di professionisti come Claudio Domini e Gloria Fulgeri. Abbiamo lavorato sulla “scatola” e non sul contenuto, senza penalizzare la qualità dell’offerta culturale, che anche quest’ anno sarà ricca e diversificata: dagli omaggi ad Ansano Giannarelli, Jean Rouch e Samba Félix Ndiaye alla conferma delle sezioni archINdoc e Rock&Doc, dalle Visioni D’ Oriente al Fondo Usis, dal concorso Panorama ai due documentari di Carole Roussopoulos, a cui questa 4a edizione è dedicata.
Ma nonostante i tagli di spesa e l’autoproduzione dei materiali, da soli comunque non riusciremo a coprire tutti i costi di questa edizione. E qui sta la nostra scommessa: coprire il budget minimo necessario attraverso il coinvolgimento di tutte le persone che credono nel valore di questa manifestazione e dei tanti che in questi anni hanno partecipato ed incoraggiato il festival a continuare. E’ nata così questa campagna attraverso cui vi chiediamo di contribuire a salvare la manifestazione pre-acquistando una quota di partecipazione al Festival (il famoso tassello!):
15,00 € - Sostenitore Nodo: accredito per tutte le proiezioni 25,00 € - Annodato NodoDocFest: accredito + catalogo 50,00 € - Annodato Doc: accredito + catalogo + 2 accrediti da regalare ad altre 2 persone + catalogo fotografico o borsetta cotone 100% eco NodoDocFest
Sarà possibile pre-acquistare i tasselli nei seguenti punti vendita:
- Cinema Ariston, Viale Romolo Gessi, 14 - Knulp, Libreria, Bar Equo e Solidale, Via Madonna del Mare, 7 - Libreria In der Tat, Via Armando Diaz, 22 - Libreria Minerva, Via S.Nicolò, 20 - Libreria Lovat, Via XX Settembre, c/o stabile Oviesse, terzo piano
Al momento dell’acquisto sarà rilasciata una ricevuta ed un tassello da presentare al Cinema Ariston dal 5 Maggio 2010, nella serata inaugurale della quarta edizione del NodoDocFest, per ritirare accredito, catalogo ed omaggio (a seconda del sostegno scelto).
A festival concluso, a tutti i sostenitori verrà inviata una mail con i risultati raggiunti e la destinazione dei fondi.
Grazie in anticipo per la vostra fiducia e sostegno! Associazione Culturale il Nodo
Ieri sera sono stati proclamati i vincitori dei Deutscher Filmpreis, assegnati dalla Deutsche Filmakademie. Come previsto, la parte del leone l'ha fatta Michael Haneke, che si è portato a casa ben dieci Lola, come sono anche chiamatigli Oscar tedeschi: Miglior Film, Miglior sceneggiatura, Miglior regia, Miglior attore protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi, Miglior trucco e Miglior suono. Una vera e propria incetta, per quanto meritata.
Vediamo anche gli altri premi, fra cui segnalo quello per la Miglior colonna sonora ai Notwist per STURM di Hans-Christian Schmid (secondo miglior film e Miglior montaggio), presentato in anteprima italiana a gennaio al Trieste Film Festival:
Provengono da Albania, Bosnia Herzegovina, Macedonia, Romania e Serbia i 5 artisti ospiti di Balkans in Ankon, happening neobalcanico dedicato al tema dell’‘atopia’. Dal 17 al 26 aprile la città di Ancona, geograficamente più vicina alla Croazia che a Roma, si apre alla cultura adriatica, grazie alle interazioni artistiche di Blerta Kambo, Drazen Grujic, Mitko Gogov, Laurentiu Stoica e Milica Milosevic, tutti artisti under 29, ospiti dell’associazione Atopos di Ancona, in collaborazione con galleria 400mq, Paper Experience, Istituto d’Arte Mannucci, Assessorato alla Cultura, il collettivo teatrale Un Ponte tra Culture, Librare e il Centro Sperimentale di design Poliarte di Ancona e la comunità artistica del capoluogo marchigiano.
Il 23 aprile tra il centralissimo corso Garibaldi e il Mercato delle Erbe verrà ospitato “What is Atopos?’, performance collettiva urbana.
Arte in luoghi abbandonati o di passaggio, foto e reportage, video work in progress e documentazione varia saranno disponibili online cercando notizie di ‘atopos’, il non luogo dell’essere altrove, dove gli stranieri siamo noi.
Cento anni d’arte, dallo Zar a Stalin, a Putin. Tre Russie: dall’Impero all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche alla nuova Federazione.
Le mette in mostra, ed è un evento per molti versi eccezionale, l’Università Ca’ Foscari Venezia in una rassegna certamente emozionante che apre oggi 22 aprile e sarà visitabile fino al 25 luglio a Ca’ Foscari Esposizioni. La mostra, dal titolo "RUSSIE! MEMORIA MISTIFICAZIONE IMMAGINARIO. Arte russa del ‘900 dalle collezioni Morgante e Sandretti" è curata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini.
Parte fra pochissimo, per l'esattezza giovedì 8 aprile, il RIFF - Roma Independent Film Festival. L'associazione omonima che lo promuove e organizza è nata nel 2001 con lo scopo di promuovere la cinematografia indipendente italiana ed internazionale, accrescendo la visibilità, presso gli operatori ed il pubblico, di quelle produzioni cinematografiche considerate molto spesso minori soltanto perché lontane dai grandi circuiti commerciali. E questo esattamente fa, fedele alla propria mission, proponendo anche quest'anno – per la nona volta - un programma interessante e variegato. Per oltre una settimana, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma (al quartiere Pigneto), saranno proiettate pellicole provenienti da ogni parte del mondo: cortometraggi, lungometraggi, documentari e corti d’animazione, tutte opere prime indipendenti, con anteprime italiane e straniere. In questo momento storico di passaggio, in cui (quasi) tutto è disponibile grazie alla Rete ed è virtualmente possibile costruirsi a casa propria un festival su misura, il senso di esistere di un festival di cinema tradizionalmente inteso va secondo me ricercato unicamente nell'indipendenza dello sguardo del curatore, nei percorsi che suggerisce, nelle “perle” che riesce a scovare in giro per il mondo. Può trattarsi di cose non (ancora) viste, invisibili, remote, ma anche di pellicole già presentate al pubblico che vengono rilette in chiave diversa. E questo fa il RIFF di Roma, proponendo opere prime indipendenti, che sono le più difficili da vedere, quelle che meglio fotografano la contemporaneità, svincolate come sono dalle logiche del blockbuster o dei grandi festival. Non che a Roma passino solo film cosiddetti di nicchia, anzi. Ne è un esempio Alle Anderen (Everyone Else) di Maren Ade, vincitore di un Orso d’argento allo scorso festival di Berlino, un film molto bello che non vedremo mai in sala, purtroppo, condividendo così il destino di moltissime altre pellicole pur amate dal pubblico dei festival. Penso al documentario Disko ja tuumasoda dell'estone Jaak Kilmi o a Crnci dei croati Goran Devic e Zvonimir Juric, da vedere assolutamente per chi se li sia persi a gennaio al Trieste Film festival.
Sul sito ufficiale del festival è disponibile il programma completo della rassegna. Noi, come sempre, ci “limitiamo” a segnalare i titoli che appartengono – per ambientazione, provenienza dell'autore o paese di produzione – all'area dell'Europa centro-orientale.
Ecco quindi alcuni consigli di visione:
LUNGOMETRAGGI
ALLE ANDEREN (Tutti gli altri), Germania, 2009, 35mm, col., 119', regia di Maren Ade Il film racconta la storia di Gitti e Chris, una coppia di trentenni che sta trascorrendo una vacanza in Sardegna. Una relazione stabile, fatta – come per tutte le coppie – di dinamiche e piccoli rituali quotidiani sconosciuti agli altri. Questo equilibrio viene messo in crisi da un evento apparentemente di poca importanza cioè l'incontro con un'altra coppia che vive vicino a loro. Inizia così per i due una sorta di “esperimento” sociale, in cui Gitti e Chris mettono alla prova il proprio rapporto giocando con i ruoli di genere della coppia tradizionale. La regista Maren Ade è nata a Karlsruhe (Germania) nel 1976. Ha studiato produzione de economia dei media al Munich College of Television and Film, prima di diplomarsi in regia cinematografica e televisiva. Dopo aver realizzato alcuni cortometraggi, ha esordito nel lungometraggio nel 2003 con DER WALD VOR LAUTER BÄUMEN. Mare, che è anche produttrice, firma con ALLE ANDEREN il suo secondo film.
ARTIMOS ŠVIESOS (Luci basse), Lituania, 2009, 35mm, col., 92', regia di Ignas Miškinis Road movie urbano di atmosfera, storia d’amore e film sull’amicizia che racconta l'incontro fra tre persone sole, due uomini e una donna, unite per una notte da un rito bizzarro: quello della guida notturna attraverso le vie della città. Il viaggio trasforma la città fredda e gretta in uno spazio inesplorato e imprevedibile, pieno di libertà, intimità, amore e speranza. Si tratta di catturare proprio questi momenti in cui lo spazio sconfinato della città e il vuoto delle notti suburbane sfociano nella certezza di poter divenire padrone di un proprio mondo nell’oscurità della notte. Ignas Miškinis è nato nel 1978 a Vilnius. Ha diretto diversi cortometraggi, prima di realizzare il suo primo lungometraggio nel 2007, Diringas, successo di pubblico e di stampa. Ha curato la regia di spot televisivi, spettacoli per il canale “LNK”, si è occupato del suono per diversi film e serie televisive. ARTIMOS ŠVIESOS è il suo secondo lungometraggio.
CRNCI (I neri), Croazia, 2009, 35mm, col., 78', regia di Goran Dević e Zvonimir Jurić Guerra. Una città sotto assedio. La tregua è stata firmata da poco e la squadra nota come i neri, che portavano a termine tutti i lavori sporchi, deve essere sciolta. il comandante Ivo, che ha perso tre dei suoi uomini, prepara l’azione per recuperare i loro corpi nella foresta e, nonostante il cessate il fuoco, fa saltare una diga causando gravi perdite al nemico. i membri superstiti della squadra, perseguitati dal senso di colpa e dai dubbi personali, passano all’azione. sul campo di battaglia, scopriranno che il nemico che stanno cercando si nasconde nel luogo in cui meno se lo aspettano: dentro di loro. Il film ha vinto il premio per la miglior Regia, miglior attore non protagonista e miglior sound Design al Festival di Pola e il Premio per la regia a Cottbus. Goran Dević è nato in Croazia nel 1971. Si è diplomato in regia cinematografica e televisiva presso l’accademia d’Arte Drammatica (Akademija Dramske Umjetnosti) di Zagabria, dove lavora come assistente alla cattedra di Cinema documentario. Dević è anche il fondatore e produttore della società di produzione 'Petnaesta umjetnost'. Il suo cortometraggio Uvozne vrane è stato presentato nel 2006 al Trieste Film Festival.
Zvonimir Jurić è nato a Osijek, in Croazia, nel 1971. Si è diplomato in regia cinematografica e televisiva presso l’accademia d’Arte Drammatica (Akademija Dramske Umjetnosti) di Zagabria nel 1999. Da allora, ha diretto diversi documentari e un lungometraggio tratto da un suo soggetto. Ha diretto anche serie televisive e l’episodio del film collettivo Sex, Piće i Krvoproliće. Lavora e vive a Zagabria. (scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
DOCUMENTARI
DISKO JA TUUMASÕDA (Disco e guerra atomica), Estonia/Finlandia, 2009, Digibeta, col. & b-n, 80', regia di Jaak Kilmi Disko ja tuumasõda racconta la storia di uno strano tipo di guerra dell’informazione, una guerra in cui un regime totalitario affronta gli eroi della cultura popolare e ne esce sconfitto. negli anni ’70, gli abitanti di Tallinn rimanevano incollati allo schermo della televisione a seguire le avventure di Emmanuelle e Dallas, un vero atto di coraggio se si pensa che la tv estone era sotto stretto controllo da parte del KGB. La televisione finlandese, che trasmetteva i programmi occidentali in tutto il golfo della Finlandia, era una vera e propria finestra su un mondo di sogni che le autorità non riuscirono mai a bloccare in alcun modo. era infatti il ripetitore eretto dagli americani sulla costa vicino a Helsinki ad assicurare che tutto il nord dell’Estonia ricevesse il segnale. Kilmi ha usato moltissime immagini di serie tv, film, spot e telegiornali (oltre che ricostruzioni di suoi ricordi personali) in un film che ha il sapore di una storia di spie, una tragicommedia che racconta una versione alternativa della storia recente e delle piccole storie personali che nasconde.
Jaak Kilmi è nato nel 1973. Si è diplomato in regia presso il Dipartimento della Cultura dell’Università pedagogica di Tallinn. Ha co-diretto e prodotto diversi cortometraggi, documentari e due lungometraggi. Kilmi ha fatto parte della Commissione cinema del Fondo culturale estone e dell’agenzia per il cinema estone, oltre che dell’associazione estone dei giornalisti cinematografici (divisione estone della FIPRESCI) a partire dal 1995. Dal 2001, insegna regia all’accademia d’Arte estone e all’Università di Tallinn. Disko ja tuumasõda ha ricevuto una menzione speciale e il Premio FIPRESCI al festival Black Nights di Tallinn. (scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
OMORI ASSZONYOK (Vecchie di Omor), Ungheria, 2008, Beta SP, b-n, 36', regia di Balázs Krasznahorkal Uccidere, assassinare: è questo il significato di Omor, un villaggio con un nome ungherese situato 40 km. a sud di Timisoara. Per questo motivo il nome doveva essere cambiato anni fa; fin d’allora viene chiamato, in rumeno, Roviniţa Mare. Ma il nome ungherese, Omor, resiste ancora. Il documentario, come una poetica “linea di esistenze”, penetra negli intrecci dei destini delle vedove ungheresi che vivono là. Balázs Krasznahorkai è nato a Gyula (Ungheria) nel 1975. Nel 2007 si è diplomato al Dipartimento di regia cinematografica presso l’Hungarian Academy of Drama and Film. Ha partecipato a molti Festival internazionali di cinema con i suoi cortometraggi. Attualmente sta lavorando alla pre-produzione del suo primo lungometraggio. Omori asszonyok è il suo terzo documentario.
VOICES UNVEILED: TURKISH WOMEN WHO DARE (Voci svelate: donne turche che osano), Stati Uniti, 2009, Digibeta, col. 69', regia di Binnur Karaevli
Girato in Turchia, il documentario racconta la storia di una società in rapida evoluzione, in bilico fra oriente ed occidente, attraverso la vita di tre donne: un'artista, un'attivista e una ballerina. Belkis, Nur e Banu sono l'esatto contrario dello stereotipo della “donna musulmana”: dinamiche, istruite e spesso provocanti, sono donne e che non hanno paura di inseguire i propri sogni. Il film le segue nella loro lotta continua per vivere una vita piena e cambiare la società in cui vivono.
Binnur Karaevli è nata e cresciuta a Istanbul e ha ottenuto il suo BFA in drammaturgia all’Università Carnegie-Mellon e il suo MFA in produzione cinematografica alla USC. I suoi cortometraggi di fiction, Dance of the Whirling Dervish ed Evelyn of the Desert, hanno ricevuto i primi premi ai festival di Norimberga e New Orleans e all’Istanbul International Film Festival. Ha lavorato a numerosi documentari e fiction internazionali.
CORTOMETRAGGI
BABYLON 2084, Germania, col., 30', regia di Christian Schleisiek E90-1248 è addetto allo smistamento del materiale da costruzione di una delle due torri, poste l'una di fronte all'altra, situate in una immensa distesa d'acqua. La sua vita è dedicata alla costruzione della torre, perché il livello dell'acqua sta salendo. A causa di un incidente, E90-1248 si ritrova in uno dei piani più bassi dell'edificio dove sono ammassate tutte le persone che non possono essere ospitate nei piani alti della torre.
Infine, lo SPLIT INTERNATIONAL FESTIVAL OF NEW FILM presenta TESSUTI MEDITERRANEI - 9 CORTOMETRAGGI DIGITALI DA SPLIT (Spalato), Croazia La selezione, curata da da Josko Jeroncic e Duje Skarcic, coimprende:
22:22 di Tonci Gacina, DV, 2008, 4’ 8”
Sul lato est di una stazione ferroviaria, nella città di Spalato, anni fa furono costruite delle case per il personale impiegato nella ferrovia, dove tuttora vivono delle persone. Questo breve documentario li segue in un breve momento della loro esistenza.
VELIKA OCEKIVANJA di Renata Poljak, S16mm/HD, 2005, 17’ L’uomo e l’architettura parlano lo stesso linguaggio. Il genere umano e la violenza dell’architettura sono il risultato dell’infezione dallo stesso virus...
CLASSROOM di Dragan Djokic DV 2009, 2’21” Un esperimento con suono e immagine, questo corto esplora l’energia del montaggio.
KUSTOS SWING di Vanja Cinic, DV, 2008, 10’35” Lord Martin Bottom spedisce una lettera aperta alle donne amministratrici croate, invitandole ad un incontro. Il suo intento è quello di investigare sulla dimensione comportamentale nella costruzione di una microstruttura sociale.
PARALLEL SPACE MOVEMENT di Suncica Fradelic, HD, 2009/10, 7’ Coreografia tratta da un pezzo di Steve Reich per chitarra elettrica, “Counterpoint 1”.
IRAK-DANSKA di Tanja Minarik, DV, 2008, 3’13” Eravamo vicini. E poi... è partito.
SHIPYARD BLUES di Goran Cace, Beta SP, 2005, 25’34” Una giornata in un cantiere navale di Spalato: il documentario mostra la vita e il lavoro delle persone, circondate dai fumi del rumore e dal silenzio delle macchine.
TIJELO di Milan Sabic DV, 2008, 1’30” Questo video si basa sul concetto dei due estremi di una persona – l’anima e il corpo. Alternandosi aritmicamente tra le due parti, è possibile mescolarli...
SPLITSKI AKVAREL di Boris Poljak, Digi Beta, 2009, 15’ Znjan, una delle spiagge di Spalato, è stata creata riempiendo la costa di sabbia, presa dal mare, e viene utilizzata anche come parcheggio; questo le dà la connotazione di città di mare per cittadini poco abbienti. Gente che nuota, il mare, le macchine e le barche che vibrano nella calura dell’estate, quasi come fosse un quadro pointilliste.
RIFF - Roma Independent Film Festival 8-16 aprile 2010 www.riff.it ufficio stampa: Marino Midena, Elisabetta Colla (+39.347.7162033 - +39.333.2736455) ufficiostampa@spet.it, elisabetta@spet.it
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