Sebes. Ci svegliamo tardi, ma non quanto avrei voluto. Per fortuna, il panorama che si vede dalla finestra della camera è molto bello. Facciamo un giro per il paese perché voglio vedere la chiesa evangelica che viene vantata dalla guida come una delle migliori chiese gotiche della Romania e anche la torre dove, nel '400 e rotti, uno studente di 16 anni si è rifugiato per difendersi dai turchi. Fatto prigioniero e portato a Istanbul, ne fuggirà diversi anni più tardi. Tornato in Germania, avrebbe poi scritto uno dei “bestseller” del '400, un testo che parlava appunto delle abitudini musulmane.
Qualunque comunicazione deve essere filtrata da mio suocero o dalla sua compagna perché finché si era a Budapest si poteva parlare abbastanza tranquillamente l'inglese, qui no. Grazie alle comuni radici latine e a molte parole mutuate da altre lingue europee – soprattutto dal francese – capiamo abbastanza di quello che ci viene detto, ma parlare è fuori discussione. È strano. Senza una lingua da parlare, sei come muto. Bambino o minus habens o marziano. Forte sensazione di spaesamento. Essendo in compagnia di una ragazza romena e di un italiano che si capisce abita qui da molti anni, suscitiamo curiosità, ma non più di tanto e questo è sicuramente un bene.