martedì 20 ottobre 2009

Da Berlino alla città degli angeli

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Una porzione del Muro di Berlino è stata trasportata a Los Angeles per le celebrazioni del ventesimo anniversario della caduta del Muro. I dieci pannelli sono stati pitturati dall'artista francese Thierry Noir, il primo a disegnare murales sul Muro nel 1984. La sezione del Muro sarà la più grande del Muro al di fuori della Germania.

“All'inizio degli anni '80, le persone cominciarono a scrivere i propri nomi, poi parole o frasi intere (soprattutto slogan di natura politica) e poi si arrivò ai dipinti. In luoghi storici come Potsdamerplatz, Checkpoint Charlie, Brandenburger Tor e a Kreuzberg, quei graffiti trasformarono il Muro di Berlino in un'attrazione turistica. Questa era una cosa del tutto nuova perché prima di allora nessuno voleva vedere il Muro e nemmeno comprare comprare cartoline o souvenir che lo ritraevano. A partire dall'aprile del 1984, Thierry Noir e Christophe Bouchet cominciarono a ricoprire il Muro (3 metri d'altezza, dalla cima alla base) di colori sgargianti, cercando di farlo nel più breve tempo possibile. Noir e Bouchet, 2 giovani francesi che aveva vissuto 2 anni vicino al Muro, sentivano di dover fare qualcosa per questa costruzione noiosa. La loro era una sorta di reazione fisica alla pressione della vita quotidiana come la si viveva nei presi del Muro. Il retro della loro abitazione a Mariannenplatz, la prima ad essere occupata il 4 dicembre del 1971, si trovava solo a 5 metri dal Muro. La chiamavano la casa "Georg von Rauch", in onore del dimostrante ucciso dalla polizia quel giorno. Il comune legalizzò l'abitazione solo nel 1978, dopo anni di dura lotta, e questa diventò un centro di ritrovo per i giovani, dove era possibile vivere, lavorare, suonare e dipingere. Tre metri oltre il confine ufficiale c'era il Muro per cui era consentito ai soldati della Germania est arrestare chiunque si aggirasse nei pressi del Muro. Dipingerlo era assolutamente proibito, per cui i pittori dovevano essere svelti, un occhio al lavoro e l'altro a sorvegliare i soldati. La cosa importante era non farlo da soli, in aree isolate o vicino alle piccole porte di cemento che si aprivano nei segmenti prefabbricati. Lì, era pericoloso dipingere il Muro. Fin da subito, quando Thierry Noir e Christophe Bouchet cominciarono a realizzare i loro murales, le persone cominciarono a fare un sacco di domande.

Fu così che i due capirono di aver dato il via a qualcosa di veramente speciale e che se si fossero fermati avrebbero provocato un'altra domanda: “Perché avete smesso di dipingere il Muro di Berlino?” La domanda più frequente era: “Perché vogliono abbellire il Muro?” Al che, loro rispondevano: “Non stiamo cercando di renderlo più bello, perché questo sarebbe davvero impossibile. Ottanta persone sono state uccise mentre tentavano di scavalcarlo, nel tentativo di fuggire all'ovest, perciò anche se lo ricoprissimo con centinaia di litri di colore, il muro rimarrebbe sempre se stesso. Un mostro sanguinario, un vecchio coccodrillo che di tanto in tanto alza la testa, si mangia qualcuno e poi ritorna a dormire fino al pasto successivo. (…) Dopo il 1987, i ragazzini di 13 e 14 anni si sono uniti con le loro bombolette a questo sforzo creativo. Improvvisamente, in alcuni luoghi della città, il muro si trasformò in una vera e propria giungla di graffiti e l'opera di Noir e Bouchet, iniziata nel 1984, divenne una cosa normale.”(Il testo integrale si trova sul sito di Thierry Noir, nostra traduzione).

Altre immagini sono visibili sull'edizione online de La Stampa e QUI.

questo post viene pubblicato in contemporanea su Cavò, il blog-rifugio di Alpe Adria Cinema

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