giovedì 21 maggio 2009

TRACCE DI MURO: SULLE ALI DELLA TRABI

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È di qualche giorno fa la notizia che la Trabant, uno dei simboli della DDR, tornerà in produzione. Un modello della nuova auto, che fu progettata e messa in produzione negli anni ‘50 dalla casa automobilistica Sachsenring Ag nell’allora Repubblica Democratica Tedesca, sarà presentata in grandezza naturale alla fiera internazionale dell’auto di Francoforte, la Iaa, secondo quanto ha rivelato un portavoce dell’azienda «Herpa», Daniel Stiegler. Sembra incredibile, eppure in questo periodo di crisi pare che l’immaginario conti più del bisogno reale e che l’Ostalgie, la nostalgia per lo stile di vita della DDR, stia dando frutti insperati sul lungo periodo. A Berlino è ora possibile trovare negozi specializzati che vendono solo prodotti della Germania Est (quelli che nel film Good Bye Lenin! nessuno vuole più e che il protagonista si affanna a recuperare per far credere alla madre uscita dal coma che il Muro non sia ancora caduto). Questo nuovo “mercato della memoria” si preannuncia molto redditizio: la nuova Trabi sarà infatti tutt’altro che economica, si parla di un prezzo che oscillerà fra i 20 e i 30 mila euro (la tecnologia è Bmw e molto dipenderà dagli optional) e sarà lunga quattro metri, uno in più del modello originale, la 601, entrata originariamente in produzione nel 1964 (molte notizie storiche sull’autovettura si trovano su questo bel sito dedicato).
A puntino arriva quindi il film che Tracce di Muro propone lunedì 25, sempre al Cinema Ariston di Trieste: GO TRABI GO! di Peter Timm, Germania 1991. Trattasi di commedia leggera e divertente che però racconta una fase di passaggio importante e che rientra a pieno titolo nel movimento di rinascita del cinema popolare che ha caratterizzato i primi anni del cinema tedesco dopo la caduta del Muro. Parliamo della stesso filone della “nuova commedia tedesca”, il cui sotto-filone delle “commedie della riunificazione” ha prodotto, in anni più recenti, film come Good Bye Lenin! Ma torniamo al film di Timm. Siamo nell'ex Germania est, poco dopo la caduta del Muro. Il massimo per gli "Ossis" (termine colloquiale per indicare i tedeschi dell'Est) è, oltre alla nuova macchina occidentale, un viaggio verso il Sud pieno di sole. Lo stesso vale anche per la famiglia Struutz. Ed è così che Udo, Rita, Jacqueline e "Schorsch" (ovvero la Trabi di famiglia) partono in direzione di Napoli. Già a metà strada la famiglia in viaggio per l'Italia deve però constatare che una Trabant in realtà non è fatta per coprire lunghe distanze. E anche per il resto, nel paese meta della vacanza, molte cose sono diverse rispetto a casa propria. Udo, il capo-famiglia, fra una lettura e l'altra del Viaggio in Italia di Goethe (!) avrà il suo bel daffare a proteggere macchina, moglie e famiglia dai "pericoli" del Bel Paese. Interessante, in questo senso, anche vedere come veniamo rappresentati noi italiani e il nostro paese in un film pensato appositamente per il pubblico tedesco da poco riunificato.
Peter Timm, il regista, è nato nella Germania Est nel 1950. Nel ’76, si è trasferito a Francoforte, dove ha cominciato a fare lo scrittore, l’attore e il regista. La vera svolta di carriera è però arrivata dopo la partecipazione agli spettacoli di cabaret del "Karl Napps Chaos Theater". Oltre a Go Trabi Go, ha realizzato diversi film, fra cui Fifty Fifty (1988), Manta - der Film (del 1991, una specie di contraltare del film sulla trabi, perché parla dell’auto simbolo della Germania occidentale), Einfach nur Liebe (1993), Dumm gelaufen (1996), Der Zimmerspringbrunnen (2001), Mein Bruder ist ein Hund (2004).

questo post viene pubblicato in contemporanea su Cavò, il blog-rifugio di Alpe Adria Cinema

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