
Mercoledì 7 ottobre 2009 - ore 17.00
Aula ex Presidenza, Liviano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Padova, Piazza Capitaniato 7

Il processo di riunificazione europeo come scontro tra opposte utopie. La realtà conosciuta dopo l'ebbra notte del 9 novembre 1989, quando Est e Ovest si sono stretti la mano sotto le macerie del Muro. Osservatorio sui Balcani propone un intervento veramente interessante della sociologa Melita Richter.
Thomas Heise è il cineasta tedesco che ha, con maggior cura e determinazione, documentato il passaggio di consegne dalla Germania della RDT alla caduta del muro e alla successiva riunificazione. Nato nel 1955, il regista è stato per anni oggetto di violenta censura da parte degli organismi cinematografici ufficiali. Solo negli ultimi anni è stato possibile vedere i suoi primi lavori e ricostituirli su altri formati dopo che i negativi originali erano stati distrutti. La sua opera più recente, il pluripremiato Material (primo premio al FID Marseille 2009) è un'opera straordinaria, che ha attirato l’attenzione dei maggiori festival internazionali e degli addetti ai lavori.
Nato nel 1955 a Berlino Est, Thomas Heise è uno dei più importanti documentaristi tedeschi viventi. La sua carriera è strettamente legata alla sua biografia, cominciata come tipografo («nella DDR la professione di tipografo equivaleva ad una scelta di fallimento sociale » sostiene Heise in una conversazione con Erika Richter) e proseguita come assistente alla regia nel 1975. Dopo essersi formato alla HFF/B (L’Accademia di Film e Televisione di Potsdam-Babelsberg) nel 1983, realizza il suo primo film intitolato Wozu denn über diese Leute einen Film, un documentario realizzato interamente con materiali reperiti nel circuito del mercato nero. A partire dal 1983 Heise lavora come scrittore e regista di teatro, di radiodrammi e di documentari. Per tutto il periodo d’esistenza della DDR i suoi lavori sono stati bloccati, distrutti o confiscati perché – così recitava il linguaggio dell’epoca – contenevano “significati operativi” non in linea con i principi del regime. In quegli anni, oltre a produrre alcuni film come Eisenzeit e Vaterland, inizia una importante collaborazione con il celebre drammaturgo Heiner Müller. In seguito, continua a formarsi all’Accademia di Belle Arti di Berlino e a partecipare come regista a numerose produzioni. E’ dagli anni ’90 che i lavori di Heise hanno cominciato ad attirare l’attenzione della critica nazionale ed internazionale, in particolare il suo ultimo lavoro, Material, è stato accolto con grande favore ed interesse.
"Il cinema, ti succedono due cose, se vai al cinema. La prima, ti succede che poi ti fanno delle domande. Ti chiedono Hai visto Film blu? Sì, devi dire. Ti è piaciuto, ti chiedono. No, devi dire. Ma dai, ti dicono. Eh, gli dici. A me è piaciuto, ti dicono. Ma dai, devi dire. Sì, ti dicono. Molto bello, ti dicono. Allora tu devi chiedere Hai visto Film rosso? No, ti dicono. No? devi dire. No, ti dicono, l'ho perso. Peccato, devi dire. Allora ti chiedono Ti è poiaciuto Film bianco? Sì, devi dire. Sì? ti chiedono. No, devi dire, scusa, no. Ah, ti dicono.
Annunciato il programma della prossima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si svolgerà dal 15 al 23 ottobre prossimi. Dal sito della manifestazione è possibile scaricare il programma completo. Mi limito a segnalare gli autori e i film dell'area centro-orientale europea (dati e contenuti dei singoli titoli sono tratti dalla cartella stampa ufficiale).
THE LAST STATION di Michael Hoffman, Germania, 2009, 112’
LE CONCERT di Radu Mihaileanu, Francia – Romania – Belgio – Italia, 2009, 149’
POPIELUSZKO, WOLNOSC JEST W NAS di Rafal Wieczynski, Polonia, 2009, 149’
MOJA KREW di Marcin Wrona, Polonia, 2009, 90'
TURTLE THE INCREDIBLE JOURNEY di Nick Stringer, Austria, 2009, 80’
“Quante Berlino ci sono state soltanto nel secolo appena trascorso? La stupefacente, dirompente, creativa Berlino degli anni Venti; la Berlino del truculento trionfalismo del Führer; poi le bombe, i russi, le distruzioni (e le violenze sulle donne, oggi finalmente riconosciute ed elaborate nella memoria). E poi gli americani con la loro invadente generosità; la divisione della città e la ripresa drogata della parte occidentale diventata città-vetrina del «mondo libero». La Berlino cuore della guerra fredda è segnata da episodi drammatici: il blocco sovietico del 1948-49; la crisi del 1958-63. Ma anche il luogo della prima grande rivolta antisovietica nel mondo comunista, il 17 giugno 1953. Poi nell’agosto del 1961 l’erezione del Muro.
Mercoledì 23 settembre 2009, ore 21
Fino al 27 settembre è ancora possibile assistere alle proiezioni del ricco programma delle Giornate del cinema Europeo di Firenze, manifestazione a vocazione “europeista”, che ha inaugurato con Deutschland 09 - 13 kurze filme zur Lage der Nation in anteprima italiana Deutschland '09: tredici episodi fra cinema e documentario che raccontano lo stato della Germania a 60 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, a 40 dalle rivolte giovanili del 1968, a 30 da "Germanie in autunno" e a 20 dalla caduta del Muro di Berlino. I registi del mosaico cinematografico sono Fatih Akin, Tom Tykwer, Wolfgang Becker, Sylke Enders, Dominik Graf, Romuald Karmakar, Nicolette Krebitz, Isabelle Stever, Hans Steinbichler, Hans Weingartner, Christoph Hochhäusler, Dani Levy e Angela Schanelec. La pellicola è stata presentata al Festival internazionale del Cinema di Berlino 2009 nella sezione Fuori Concorso.
i quest'anno è il focus tematico su Berlino e sulla Germania che si interroga sulla propria identità, in occasione dei vent'anni dalla caduta del muro, Berlino vent'anni dopo. Possibile vedere tra gli altri Berlin Calling (protagonista il dj/attore Paul Kalkbrenner) alla presenza del regista Hannes Stöhr insieme al precedente Berlin is in Germany, vincitore del premio del pubblico alla sezione Panorama della Berlinale nel 2001. Tra i documentari il nuovissimo Gesicht zur Wand di Stefan Weinert (presente in Toscana) e In Berlin di Michael Ballhaus e Ciro Cappellari, un documentario sulla Berlino degli architetti, degli attori, dei dj, dei rapper, dei fotografi e dei registi. Inoltre un omaggio alla Berlino ripresa da Ruttmann nel 1927, Sinfonia di una grande città (che gli amici di Alpe Adria Cinema hanno gustato, insieme al rifacimento realizzato nel 2002 da Thomas Schadt, in primavera nell'ambito della rassegna Tracce di Muro a Trieste).
Capita, a volte, che al di fuori del circuito televisivo e delle sale si riesca a insinuare qualche film straniero particolarmente curioso. Spesso, è il caso di documentari particolari che trattano temi di particolare rilevanza sociale o che sanno raccontare una storia in modo particolarmente originale, divertente o diversa dal solito, capaci di entrare nel cuore del pubblico dei festival. Questo è un po' il caso del documentario girato dalla regista Mercedes Stalenhof in Romania, CARMEN MEETS BORAT. Presentato in anteprima italiana a gennaio al Trieste Film Festival, successivamente al Tekfestival di Roma e recentemente al festival della Lessinia (dove ha vinto il primo premio). Il film racconta la storia di Carmen, diciassettenne di Glod, uno sperduto villaggio gitano sulle montagne romene. La ragazza lavora nel bar del padre e viene corteggiata da Christi. Sogna però un futuro migliore altrove, di sposare l’uomo dei sogni e condurre una vita ricca e fantastica. Quando un uomo di nome Borat (proprio lui, non avete letto male) e la sua troupe arrivano in paese, tutti gli abitanti collaborano perché credono che stiano girando un documentario. Anche il padre e il nonno di Carmen fanno una comparsata nel film, ma dal momento che nessuno di loro capisce l’inglese, non sospettano nemmeno lontanamente di cosa si tratti. Non appena scoprono che il loro villaggio è stato fatto passare per kazako e che nel film Borat li chiama “prostitute”, “ladri” e “abortisti”, capiscono di essere stati presi in giro e si sentono oltraggiati. Quando due avvocati stranieri, un americano e un tedesco, arrivano a Glod e convincono il padre, il nonno di Carmen e il sindaco a fare causa alla Twentieth Century Fox per 30 milioni di dollari, l’atmosfera nel villaggio cambia di punto in bianco. Le persone si rendono conto che presto potrebbero diventare molto ricche e cominciano a fantasticare su quello che potrebbero fare con tutti quei soldi. All’improvviso, anche Carmen vede davanti a sé un futuro radioso: diventerà ricca e non avrà bisogno di lasciare famiglia e amici. Il paese diventerà un bel posto dove vivere e, in fondo, anche la prospettiva di sposare Christi non sembra poi così male. Ma la vera domanda è: il villaggio vincerà la causa? Come cambierà la vita dei suoi abitanti? E Borat finirà con lo scusarsi?
È partita ieri 18 settembre e continuerà fino al 26 settembre a Trieste l'ottava edizione del festival “I Mille Occhi”, diretto da Sergio Grmek Germani e organizzato dall'Associazione Anno Uno di Trieste. Tra i vari e curiosi percorsi che è possibile seguire in questa edizione, da segnalare sicuramente il Premio Anno Uno, che quest'anno viene dedicato a Helena Ignez, "la Musa del cinema novo" brasiliano e la mostra fotografica su Leo Castelli, collezionista e mercante d'arte triestino trasferitosi a New York agli inizi del secolo scorso, allestita nelle sale di Palazzo Gopcevich. E poi ancora si potrà assistere alla proiezione di alcune pellicole dell’attrice e regista serba Sonja Savic; Jean-Claude Rousseau, regista francese che si è poi formato nel circuito sperimentale del cinema d’avanguardia newyorkese dall’inizio degli anni ’80, presenterà i suoi De son appartement e Trois fois rien. L’attore Petar Jakonic sarà a Trieste per presentare Jug Jugoistok, da lui interpretato assieme a Sonja Savić. Marina Pierro incontrerà il pubblico nella duplice veste di interprete di alcuni film di Walerian Borowczyk presentati al festival e autrice di In Versi. Torna così a Trieste, dopo il corposo omaggio dedicatogli nel corso della diciannovesima e della ventesima edizione del Trieste Film Festival, il cinema geniale e "pazzo" di Walerian Borowczyk, accompagnato da una delle sue interpreti più significative, già nota al pubblico triestino (è stata opsite a gennaio del TFF). Jackie Raynal, oltre ad essere la curatrice della sezione dedicata a Jacques Baratier, sarà presente con due sue regie, una delle quali è una preziosa intervista “in progress” a Rohmer. Un altro ritorno gradito è quello del cinema greco, che in questo ultimo anno sem
bra godere di rinnovata vitalità e visibilità (anche in questo caso il Trieste Film Festival ha aperto la strada con la prima tappa di un progetto biennale che vedrà il suo completamento nel gennaio 2010). I Mille Occhi presenta infatti in anteprima Gloria Mundi, il nuovo film di Nikos Papatakis, un lavoro sulla rappresentazione della tortura. Il viaggio nel cinema di Papatakis prosegue in questo primo weekend della manifestazione con la visione di Un chant d’amour, opera unica del drammaturgo Jean Genet, che Papatakis finanziò e produsse e di Oi voskoi, film in lingua greca, diretto dallo stesso Papatakis. Altro appuntamento imperdibile che coinvolge il regista franco-greco è il documentario Nico Icon (in programma oggi sabato 19, alle ore 15.00), in proiezione durante il primo weekend del festival. Il documentario è incentrato sulla figura della modella e cantante Christa Päffgen, musa ispiratrice di Andy Warhol, che da Nikos “Nico” Papatakis ereditò il nome con il quale tutti la conosciamo. Certo non un film nuovo, ma come perdere l'occasione di rivedere la meravigliosa Nico, voce indimenticabile e presenza inquietante e bellissima di pellicole come La cicatrice intérieure di Garrel?
È stata inaugurata il 14 con il corto di animazione Kinematograph di Tomas Beginski (già in concorso a Venezia) e proseguirà fino al 19 settembre la 34a edizione del festival del cinema polacco di Gdynia. Come ogni anno, gli eventi principali saranno i tre concorsi: il Concorso principale (composto da 23 film), quello del Cinema Indipendente, arrivato all'ottava edizione, e quello del Cinema giovane, riservata ai cortometraggi e ai film di diploma delle scuole di cinema.
Fra le cose curiose dell'ultima edizione della 66a Mostra del Cinema di Venezia, le Giornate degli Autori hanno presentato TEAT BEAT OF SEX, omaggio a Signe Baumane, regista lettone.
La Giuria Venezia 66, presieduta da Ang Lee e composta da Sandrine Bonnaire, Liliana Cavani, Joe Dante, Anurag Kashyap, Luciano Ligabue, Sergei Bodrov dopo aver visionato tutti i venticinque film in concorso, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
In attesa di sapere chi si aggiudicherà il Leone d'oro, diamo un'occhiata ai primi premi assegnati dalle giurie della Mostra del Cinema. Già assegnato il Leone Corto Cortissimo, che va al regista Etienne Kallos per Eersgeborene (Sud Africa/Usa) "per l'analisi attenta e acuta di relazioni familiari che turbano profondamente". La Giuria di Corto Cortissimo, presieduta da Stuart Gordon e formata da Sitora Alieva e Steve Ricci, ha deciso anche di assegnare una Menzione Speciale al film Bedniereba (Felicità, Georgia, 30', con Gia Abesalashvili, Paata Guliashvili, Nino Kasradze, Rusudan Bolkvadze) di Salomé Aleksi, “perché affronta un serio problema politico ed economico in modo fresco e divertente”.
o presenti nella sezione.
004. Ben conosciuto anche dal pubblico del Trieste Film festival, dove ha presentato nel 2006 il lungometraggio Ogrobadogroba, Cvitkovic ha presentato un corto frutto di una co-produzione italo-slovena, To je zemlja, brat moj (Questa è la terra, fratello mio, Slovenia, Italia, 9', con Medea Novak, Niko Novak, Tommaso Finzi), un viaggio verso il centro delle cose o, come dice lo stesso regista, alla ricerca di quella presenza che alcuni chiamano dio. Cvitkovic sta lavorando a un nuovo lungometraggio, Arheo, che dovrebbe essere pronto nel 2010.
Mentre si avvia a conclusione la Mostra del Cinema, parte uno dei festival più interessanti del panorama italiano, il MILANO FILM FESTIVAL. Come recita la presentazione ufficiale del festival, “Partito da un lavoro di ricerca sulle espressioni culturali contemporanee, Milano Film Festival è diventato una selezione estremamente interessante della produzione mondiale non legata alle logiche di mercato e ha assunto il ruolo di talent scout e di distributore alternativo: la ricerca e la diffusione delle opere sono i suoi punti di forza; la globalizzazione delle idee e delle espressioni, la sua cifra stilistica. Le opere provengono dai più diversi Paesi del mondo, anche i più sperduti e meno rappresentati: sono lungometraggi e cortometraggi mai visti in Italia, presentati senza divisioni per categorie e discriminazioni di sorta”.
Tamo i ovde (Here and There), opera prima del serbo Darko Lungulov (cui dedicheremo un post apposito), mentre il secondo presenterà circa una sessantina di opere. Il Milano Film Festival dedica quest’anno la retrospettiva completa a Ermanno Olmi, che interverrà durante il festival, mentre ogni suo film sarà preceduto da un dibattito con ospiti.
ni, 20 corti e 3 lunghi per raccontare le produzioni del nostro paese; Immigration Day. Piacere immigrato, giornata dedicata alle comunità straniere presenti a Milano, pensata e organizzata in collaborazione con il Naga; Milano Film Festivalino (due weekend di laboratori e proiezioni, appuntamenti tutte le mattine con le scuole elementari e babysitting serale); Soundoc, senza dubbio una delle più interessanti rassegne di documentari musicali che si possono gustare attualmente in un festival italiano, pensata e realizzata in collaborazione con il festival In-Edit Beefeater di Barcellona, che presenta un focus su Jem Cohen, e una selezione di film che rappresentano un vero e proprio viaggio musicale intorno al mondo, con musica dalla Cambogia, Cina, Guinea (da non perdere Dub Echoes e Favela on Blast).
Si inaugura oggi la 66a edizione della Mostra del Cinema di Venezia, ma l'Italia dei festival è anche un'altra, quella dei festival piccoli ma curati, forti di una lunga tradizione o neo-nati, più o meno noti, ma sempre interessanti da seguire per l'originalità delle proposte cinematografiche.
Facciamo poi un balzo lunghissimo e andiamo a Lecce, dove sta per partire la sesta edizione del Salento International Film Festival, che anche quest'anno rinnova la volontà di promuovere il cinema indipendente, con particolare attenzione al lavoro dei giovani e alla scoperta di nuovi talenti, creando un'occasione di confronto tra le produzioni cinematografiche nazionali e internazionali. La manifestazione, che si svolgerà dal 4 al 13 Settembre 2009 a Tricase (Lecce), è articolata in diverse sezioni: Concorso internazionale lungometraggi, Concorso internazionale documentari, Concorso internazionale cortometraggi, Concorso di cortometraggi di registi italiani, Alle donne piace corto: Concorso internazionale di cortometraggi diretti da donne.