venerdì 31 dicembre 2010
mercoledì 15 dicembre 2010
ANNUNCIATO IL NUOVO GHIBLI!
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Può un tweet cambiarti la giornata? Sì, se sei un appassionato di anime e adori lo Studio Ghibli. Il tweet riprodotto qui, infatti, il cui autore è Hiroo Otaka (un giornalista giapponese che si occupa di cinema) annuncia in anteprima quello che tutti i fan Ghibli aspettavano con ansia: un nuovo film Ghibli! Da un po' girava la voce che il 15 dicembre ci sarebbe stato un annuncio importante e in tanti si aspettavano la buona novella di un seguito di Porco rosso. Invece, dal tweet di Hiroo Otaka si apprende che l'opera che uscirà la prossima estate in Giappone sarà diretta da Goro Miyazaki, figlio di Hayao e già autore di Gedo Senki, uscito in Italia col titolo di I racconti di terramare (tratto liberamente dalla bellissima saga di Ursula K. Le Guin). Anche questa volta Goru non porterà sul grande schermo una storia originale, bensì il manga di Chizuru Takahashi e Tetsurō Sayama, Kokuriko-Zaka Kara, uscito per la prima volta sulle pagine del mensile shōjo (ovvero manga per ragazze) Nakayoshi nel 1980 e ripubblicato l'estate scorsa dal settore editoriale dello Studio Ghibli in collaborazione con Kadokawa Group Publishing con tanto di fascetta che recitava “Raccomandato da Hayao Miyazaki!”
La storia è ambientata nel 1963, un anno prima delle Olimpiadi di Tokyo) e segue le vicende quotidiane di una studentessa di nome Komatsuzaki e il suo divenire adulta. Una tipica storia da Ghibli, insomma, che farà particolarmente piacere a chi, come me, ama le sue eroine femminili.
All'adattamento e alla sceneggiatura stanno lavorando Hayao Miyazaki e Keiko Niwa, già autore di Gedo Senki; le musiche (componente essenziale di un anime) saranno composte da Satoshi Takebe.
Per maggiori info: Online Ghibli
La notizia originale si trova qui: Anime News Network
Segnalata su Twitter da: @EverythingAnime
Ricordiamo, poi, che nel luglio scorso è uscito un altro film Ghibli, Kari-gurashi No Arrietti, esordio di Hiromasa Yonebayashi, già animatore per altri film dello studio, fra cui La città incantata e Ponyo. Adattato dal romanzo The Borrowers di Mary Norton e progetto che Hayao Miyazaki e Isao Takahata (di cui pure si attende un nuovo lavoro) sognavano da tempo, il film è stato presentato all'ultimo Festival del cinema di Roma, proprio nell'ambito dell'omaggio al Ghibli, e acquistato dalla Lucky Red, ma non si sa ancora nulla di una possibile uscita in sala.
Info ulteriori: Anime News Network
La scheda sul sito del festival di Roma: Kari-gurashi No Arrietti a Roma
Sito ufficiale del film (solo in giapponese): Karigurashi Official Site
martedì 14 dicembre 2010
NATIVITÀ 2.0
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http://www.excentric.pt questa storia la racconta così. e voi, oggi, come la raccontereste?
gentilmente segnalato su Twitter da @lucasartoni
http://www.excentric.pt questa storia la racconta così. e voi, oggi, come la raccontereste?
gentilmente segnalato su Twitter da @lucasartoni
venerdì 10 dicembre 2010
WARGAMES
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Esposto nella mostra:"diese vorbereitung der bereitschaft des sich-offen-haltens für die ankunft oder das ausbleiben des gottes", städtische galerie nordhorn 2007
venerdì 19 novembre 2010
SCUSI, C'È FORSE UN CAFFÈ SOSPESO?
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Volentieri segnalo questa bellissima e originale iniziativa degli amici dell'associazione S/paesati di Trieste: da giovedì 18 novembre viene introdotta la pratica del “caffè sospeso” nei bar di Trieste grazie al sostegno di Illy caffè.
Da dove nasce l'espressione “caffè sospeso”? Nei bar di Napoli, quando una persona era particolarmente felice perché aveva qualcosa da festeggiare oppure perché aveva iniziato bene la giornata, beveva un caffè e ne pagava due, per chi sarebbe venuto dopo e non poteva permetterselo. Era un caffè offerto …. all’umanità. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta e chiedeva se c’era “un caffè sospeso”…. e spesso riceveva in cambio oltre al caffé anche un sorriso.
Anche a Trieste è ora possibile fare la stessa cosa. Chi se la sente potrà offrire un caffé a chi verrà dopo. E chi desidera un caffé ma non può pagarlo, potrà trovarne uno regalato dalla persona che prima è passata di là.
L'iniziativa si collega alla RETE DEI FESTIVAL DEL CAFFE' SOSPESO, che riunisce festival come S/paesati-eventi sul tema delle migrazioni di Trieste, Riaceinfestival, Lampedusainfestival, Valsusa Filmfest, Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, Film Festival sul Paesaggio di Polizzi Generosa in Sicilia, e Marina Café Noir - Festival di Letterature Applicate di Cagliari. La rete è nata allo scopo di offrire spazi culturali liberi, articolati, con una particolare attenzione per la distribuzione dei documentari, come si può offrire un caffè ad uno sconosciuto, lavorando in rete, distribuendo informazioni e testimonianze nei punti più remoti, con uno spirito di solidarietà che ricorda quello del “caffè sospeso.
Per ora, potrete trovare e offrire un “caffè sospeso” nei seguenti bar di Trieste: Caffè Teatro Miela (Piazza Duca degli Abuzzi 3), Bar Cavour (corso Cavour 3), Bar X (via Coroneo 11), BarFerrari (via S. Nicolò, 18), Buffet da Siora Rosa (piazza Ortis 3), Caffé Trieste (Via Ghega 19/B), Bar Buffet Voltolina (Viale XX settembre, 18).
Per saperne di più sui soggetti che compongono la rete:
La storia (lunga) dei Social Media
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Oggigiorno ci sono social network per tutto: per ritrovare vecchi compagni di scuola, per condividere informazioni rapide, per costruire community professionali, scambiarsi foto, musica, film, conoscere gente nuova. Ce n'è persino uno dove si possono condividere i sogni! (date un'occhiata qui per trovarne altri di curiosi) Luoghi in cui persone e organizzazioni si ritrovano attorno a un interesse comune, sulla base della dislocazione geografica o dell'appartenenza linguistica. Ce n'è per tutti i gusti, insomma. Si può dire che i social media siano parte integrante (e sempre più lo saranno) della vita contemporanea. Quello che però spesso si dimentica è che, rispondendo al bisogno naturale di socialità dell'essere umano, sono nati insieme a lui, anche se non hanno sempre avuto a disposizione la tecnologia odierna. Per colmare questo "vuoto di memoria storica", Skloog ha creato e messo a disposizione sul suo blog una timeline che mostra l'evoluzione dei social media, partendo... dal 550 a.C. e dal primo servizio postale conosciuto (Wikipedia, però, retrodata al 4000 a.C. e ne sposta l'origine in Cina). Affronta velocemente i secoli che separano questa data da altre innovazioni più vicine, come l'invenzione della email nel 1966, ma rappresenta comunque un buon punto di partenza per chi avesse voglia di approfondire la "storia lunga" della socialità umana.
Gentilmente segnalato su Twitter da @vincos
Cliccare sull'immagine per accedere al sito di Skloog e ingrandirla.
Il blog di Skloog è blog.skloog.com
Per saperne di più sulla Storia della posta, voce di Wikipedia dedicata: http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_posta
Sulla storia delle telecomunicazioni, altra pagina Wiki: http://it.wikipedia.org/wiki/Telecomunicazioni
Gli ultimi 20 anni di comunicazione online in un video di 3 minuti: http://www.youtube.com/watch?v=PuebaqkEumU
mercoledì 17 novembre 2010
Krzysztof Komeda - Soundtrack for a Life
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KRZYSZTOF KOMEDA – MUZYCZNE ŚCIEŻKI ŻYCI
(Krzysztof Komeda - Soundtrack for a Life)
Germany, 2009, DigiBeta, col., b-w, 52’, Polish - German o.v.
Screenplay: Claudia Buthenhoff-Duffy.
Photography: Hans Rombach. Editing: Eva Will.
Music: Andreas & Matthias Hornschuh.
Sound: Mateusz Adamczyk.
Cast: Zofia Komeda, Andrzej Wajda, Roman Polanski, Jerzy Skolimowski. Production: Benedikt Pictures, Studio Filmowe Kalejdoskop.
World Sales: C Major Entertainment.
A jazz pianist and film composer, Krzysztof Komeda wrote his own chapter in the history of soundtracks with compositions like the lullaby for Rosemary’s Baby from Roman Polanski. “Komeda was the soundtrack-composer par excellence”, says Roman Polanski, “Without his music my films would be worthless.” It is actually due to Polanski himself that Komeda turns towards film and film music since he followed Polanski’s request to do the music for his early short films, not knowing that a new part of his life is waiting for him. Soon he is a sought after film composer and writes music for the films of Jerzy Skolimowski, Andrzej Wajda and Henning Carlsen.
martedì 2 novembre 2010
THERE'S AN APP FOR EVERYTHING!
TAG:
Apple,
Sesame Street
giovedì 21 ottobre 2010
lunedì 18 ottobre 2010
PINK YOUR BLOG!
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Non sono impazzita e non mi sono convertita al rosa, ma questa è un'occasione speciale e si può anche fare uno strappo alla regola, cambiando qualcosa del proprio blog. In ottobre, infatti, si svolge la 17esima edizione della Campagna Nastro Rosa, organizzata dalla LILT e visibile sul sito www.nastrorosa.it, dedicata alla prevenzione del tumore al seno.
mammafelice.it ha lanciato la meravigliosa idea di pubblicare, oggi 18 ottobre, su tutti i blog il banner LILT (ne potete trovare diversi formati qui) o scrivere un post per testimoniare il proprio appoggio all'iniziativa. Da qui l'idea di giocare con l'aspetto generale dell'oscilloscopio azzurro, che per un giorno diventa un oscilloscopio rosa!
Per finire, ricordatevi che durante il mese di ottobre gli oltre 390 Punti Prevenzione (ambulatori) LILT, la maggior parte dei quali all’interno delle 106 Sezioni Provinciali della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, saranno a disposizione per visite senologiche e controlli clinici strumentali.
Per conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, in cui effettuare anche esami di diagnosi precoce e controlli, si può chiamare, per informazioni, il numero verde SOS LILT 800-998877 o consultare i siti www.nastrorosa.it o www.lilt.it dove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati nelle varie città italiane nel mese di Ottobre.
mammafelice.it ha lanciato la meravigliosa idea di pubblicare, oggi 18 ottobre, su tutti i blog il banner LILT (ne potete trovare diversi formati qui) o scrivere un post per testimoniare il proprio appoggio all'iniziativa. Da qui l'idea di giocare con l'aspetto generale dell'oscilloscopio azzurro, che per un giorno diventa un oscilloscopio rosa!
Per finire, ricordatevi che durante il mese di ottobre gli oltre 390 Punti Prevenzione (ambulatori) LILT, la maggior parte dei quali all’interno delle 106 Sezioni Provinciali della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, saranno a disposizione per visite senologiche e controlli clinici strumentali.
Per conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, in cui effettuare anche esami di diagnosi precoce e controlli, si può chiamare, per informazioni, il numero verde SOS LILT 800-998877 o consultare i siti www.nastrorosa.it o www.lilt.it dove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati nelle varie città italiane nel mese di Ottobre.
sabato 16 ottobre 2010
A est: terza giornata
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Itinerario: Făgăraş-Bran-Sinaia-Braşov
Făgăraş. Dopo una bella colazione a base di pane, formaggio, salame, insalata russa e altro ancora, partiamo alla volta di Făgăraş, dove sorge una delle fortezze (cetatea) più grandi della Transilvania. Costruita nel XIV secolo, è stata poi rimaneggiata diverse volte, finché non ha assunto l'aspetto attuale. L'edificio ospita un museo che ne racconta la storia e una biblioteca. Come in molti altri musei romeni, è possibile fare fotografie, ma solo pagando un sovrapprezzo sul biglietto d'ingresso. Costumi molto belli, reperti archeologici del Paleolitico, una raccolta di monete di secoli diversi e medaglie di onorificenza del periodo Ceauşescu. Nel cortile, una forca. Nel ventesimo secolo, la fortezza è stata usata come prigione. Nella piazza vicina, è in costruzione una chiesa ortodossa con le cupole dorate. Rispetto alla grandezza della cittadina, mi pare enorme, assolutamente sproporzionata. Davanti al cantiere, un altro elemento positivo della Romania: i bagni pubblici. Tanti, presenti, a volte a pagamento a volte no, non ti obbligano come da noi a entrare in un bar e ordinare qualcosa di cui non hai voglia pur di aver la scusa di usare la toilette.
Făgăraş. Dopo una bella colazione a base di pane, formaggio, salame, insalata russa e altro ancora, partiamo alla volta di Făgăraş, dove sorge una delle fortezze (cetatea) più grandi della Transilvania. Costruita nel XIV secolo, è stata poi rimaneggiata diverse volte, finché non ha assunto l'aspetto attuale. L'edificio ospita un museo che ne racconta la storia e una biblioteca. Come in molti altri musei romeni, è possibile fare fotografie, ma solo pagando un sovrapprezzo sul biglietto d'ingresso. Costumi molto belli, reperti archeologici del Paleolitico, una raccolta di monete di secoli diversi e medaglie di onorificenza del periodo Ceauşescu. Nel cortile, una forca. Nel ventesimo secolo, la fortezza è stata usata come prigione. Nella piazza vicina, è in costruzione una chiesa ortodossa con le cupole dorate. Rispetto alla grandezza della cittadina, mi pare enorme, assolutamente sproporzionata. Davanti al cantiere, un altro elemento positivo della Romania: i bagni pubblici. Tanti, presenti, a volte a pagamento a volte no, non ti obbligano come da noi a entrare in un bar e ordinare qualcosa di cui non hai voglia pur di aver la scusa di usare la toilette.
venerdì 8 ottobre 2010
A est: seconda giornata
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Itinerario: Sebes-Sibiu-Cacova.
Sebes. Ci svegliamo tardi, ma non quanto avrei voluto. Per fortuna, il panorama che si vede dalla finestra della camera è molto bello. Facciamo un giro per il paese perché voglio vedere la chiesa evangelica che viene vantata dalla guida come una delle migliori chiese gotiche della Romania e anche la torre dove, nel '400 e rotti, uno studente di 16 anni si è rifugiato per difendersi dai turchi. Fatto prigioniero e portato a Istanbul, ne fuggirà diversi anni più tardi. Tornato in Germania, avrebbe poi scritto uno dei “bestseller” del '400, un testo che parlava appunto delle abitudini musulmane. La chiesa o biserica, come si dice qui, è molto bella. Purtroppo non si può visitare internamente, come anche la torre. L'idea che qualcuno voglia visitare per turismo una chiesa risulta qui ancora un po' estranea. Ho come il sospetto che il concetto non sia del tutto sbagliato. (su flickr ho però trovato un bel set fotografico che comprende anche alcune immagini dell'interno. è visibile QUI)
Qualunque comunicazione deve essere filtrata da mio suocero o dalla sua compagna perché finché si era a Budapest si poteva parlare abbastanza tranquillamente l'inglese, qui no. Grazie alle comuni radici latine e a molte parole mutuate da altre lingue europee – soprattutto dal francese – capiamo abbastanza di quello che ci viene detto, ma parlare è fuori discussione. È strano. Senza una lingua da parlare, sei come muto. Bambino o minus habens o marziano. Forte sensazione di spaesamento. Essendo in compagnia di una ragazza romena e di un italiano che si capisce abita qui da molti anni, suscitiamo curiosità, ma non più di tanto e questo è sicuramente un bene.
Sebes. Ci svegliamo tardi, ma non quanto avrei voluto. Per fortuna, il panorama che si vede dalla finestra della camera è molto bello. Facciamo un giro per il paese perché voglio vedere la chiesa evangelica che viene vantata dalla guida come una delle migliori chiese gotiche della Romania e anche la torre dove, nel '400 e rotti, uno studente di 16 anni si è rifugiato per difendersi dai turchi. Fatto prigioniero e portato a Istanbul, ne fuggirà diversi anni più tardi. Tornato in Germania, avrebbe poi scritto uno dei “bestseller” del '400, un testo che parlava appunto delle abitudini musulmane. La chiesa o biserica, come si dice qui, è molto bella. Purtroppo non si può visitare internamente, come anche la torre. L'idea che qualcuno voglia visitare per turismo una chiesa risulta qui ancora un po' estranea. Ho come il sospetto che il concetto non sia del tutto sbagliato. (su flickr ho però trovato un bel set fotografico che comprende anche alcune immagini dell'interno. è visibile QUI)
Qualunque comunicazione deve essere filtrata da mio suocero o dalla sua compagna perché finché si era a Budapest si poteva parlare abbastanza tranquillamente l'inglese, qui no. Grazie alle comuni radici latine e a molte parole mutuate da altre lingue europee – soprattutto dal francese – capiamo abbastanza di quello che ci viene detto, ma parlare è fuori discussione. È strano. Senza una lingua da parlare, sei come muto. Bambino o minus habens o marziano. Forte sensazione di spaesamento. Essendo in compagnia di una ragazza romena e di un italiano che si capisce abita qui da molti anni, suscitiamo curiosità, ma non più di tanto e questo è sicuramente un bene.
mercoledì 6 ottobre 2010
A est: prima giornata
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Itinerario: provincia di Venezia-Slovenia-lago Balaton-Budapest-Szeged-Sebes
Tasso di umidità al 98%. Si parte. Siamo in 4: io, il mio fidanzato, suo padre e la compagna di lui.
Slovenia. Una specie di Austria piena di autogrill e di mucche al pascolo.
Lago Balaton. Piove. Tutti i colori si mescolano. Ci fermiamo in una località turistica molto frequentata dai tedeschi. Sarà per questo che la tipica casa ungherese di campagna assume un gusto crucco che conferisce al luogo un'aria da paesello di Hansel e Gretel. Probabilmente, in estate è piacevole, ma oggi è deserta. Più triste e desolante di un luna park abbandonato. Non vediamo anima viva, nemmeno nelle stazioncine ferroviarie che costeggiano il lago. Mi viene da pensare che ora capisco perché i tedeschi vanno matti per le nostre perle sull'Adriatico. Un secondo dopo, mi pento di averlo pensato. Il lago è enorme, l'altra sponda non si vede nemmeno. Sembra di essere al mare, ma un mare senza vita.
Tasso di umidità al 98%. Si parte. Siamo in 4: io, il mio fidanzato, suo padre e la compagna di lui.
Slovenia. Una specie di Austria piena di autogrill e di mucche al pascolo.
Lago Balaton. Piove. Tutti i colori si mescolano. Ci fermiamo in una località turistica molto frequentata dai tedeschi. Sarà per questo che la tipica casa ungherese di campagna assume un gusto crucco che conferisce al luogo un'aria da paesello di Hansel e Gretel. Probabilmente, in estate è piacevole, ma oggi è deserta. Più triste e desolante di un luna park abbandonato. Non vediamo anima viva, nemmeno nelle stazioncine ferroviarie che costeggiano il lago. Mi viene da pensare che ora capisco perché i tedeschi vanno matti per le nostre perle sull'Adriatico. Un secondo dopo, mi pento di averlo pensato. Il lago è enorme, l'altra sponda non si vede nemmeno. Sembra di essere al mare, ma un mare senza vita.
mercoledì 29 settembre 2010
sabato 25 settembre 2010
L.O.V.E.
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Non sono sicura del senso di direzione di tutto questo amore: l'artista a Piazza Affari o Piazza Affari a tutti noi?
Non sono sicura del senso di direzione di tutto questo amore: l'artista a Piazza Affari o Piazza Affari a tutti noi?
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Borsa,
Maurizio Cattelan,
Milano
giovedì 23 settembre 2010
UNA GRANDE INNOVAZIONE: IL LIBRO
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segnalato su Twitter da @Einaudieditore
l'illustrazione di Jeff Stahler è stata segnalata, sempre su Twitter, da @Lacritica
segnalato su Twitter da @Einaudieditore
l'illustrazione di Jeff Stahler è stata segnalata, sempre su Twitter, da @Lacritica
mercoledì 22 settembre 2010
Tutto invecchia in fretta
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una delle illustrazioni in stile anni '50 della campagna "Everything Ages Fast", creata per Maximidia 2010
(segnalata su twitter da @Tecnoetica)
(segnalata su twitter da @Tecnoetica)
sabato 18 settembre 2010
Quadrante esterno 9 o Il cane senza coda
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Ogni riscrittura di città era corredata da una colonna sonora ideale, la mia la trovate in fondo al testo. Se ne avete voglia, potete ascoltarla mentre leggete la versione uncut della mia personalissima Clarice. (sull'altra città, ci sarebbe una storiella divertente da raccontare, magari ve ne parlo un'altra volta;)
Qualche anno fa, a un signore che si chiama Marco Minghetti venne un'idea strana: riscrivere le Città invisibili di Italo Calvino. Con grande lavoro di pazienza e di relazione, riuscì a mettere insieme un numero sufficiente di persone (un centinaio, per cui alla fine ci sono state più versioni della stessa città), molto diverse fra loro per tanti motivi ma accomunate dalla passione per l'autore e per il suo lavoro. La sfida era quella di partire dalle città calviniane e dall'esperienza di ciascuno all'interno della macchina organizzativa (di qualunque tipo si trattasse e vista dalla prospettiva di ruoli diversi) e provare a leggere quest'ultima a partire dalle prime.
Il risultato fu un bellissimo libro illustrato e strano, pieno di voci diverse (fra cui anche la mia, non ho ancora capito come) in cui queste persone offrivano una loro rappresentazione personale di cosa è oggi l'organizzazione e di quello che potrebbe diventare. Le aziende in-visibili, questo il titolo. Un "romanzo a colori", impreziosito dalle illustrazioni di Luigi Serafini, in cui al posto di Marco Polo e dell’Imperatore della Cina (il primo raccontava al secondo le città che aveva visitato, ricordate?), il confronto si svolge fra l’Amministratore Delegato di una corporation e il suo Direttore del Personale.
I più si sono cimentati in ambientazioni futuristiche e fantascientifiche, declinando a modo loro questo dialogo e anch'io, in una delle due città che ho scritto (una con l'amico Alessandro Rinaldi, più lynchiana) ho scelto questa via. Un po' per passione verso il genere, un po' perché è più facile scrivere di cose che non esistono che di cose che esistono. Almeno, a me così pare. La città scelta era Clarice, guazzabuglio, magazzino, ricettacolo di reliquie di un tempo passato, finito. Facile a dirsi, ma nella pratica mettere insieme gli scarti con la dimensione organizzativa presenta non pochi problemi. Cosa se ne fa un'organizzazione degli scarti? Per chi, come me, si occupa di organizzazione di eventi culturali (espressione orrenda, ma tant'è) non è un problema da poco, perché lo porta a interrogarsi su cosa rimarrà del lavoro che con tanta fatica si porta avanti giorno dopo giorno e su quale sia la sua reale importanza per la società, presente e futura.
All'epoca ero meno pessimista di oggi e la chiave scelta mi era parsa del tutto surreale. Oggi comincio ad avere qualche dubbio sul fatto che la realtà non supererà la fantasia.
I più si sono cimentati in ambientazioni futuristiche e fantascientifiche, declinando a modo loro questo dialogo e anch'io, in una delle due città che ho scritto (una con l'amico Alessandro Rinaldi, più lynchiana) ho scelto questa via. Un po' per passione verso il genere, un po' perché è più facile scrivere di cose che non esistono che di cose che esistono. Almeno, a me così pare. La città scelta era Clarice, guazzabuglio, magazzino, ricettacolo di reliquie di un tempo passato, finito. Facile a dirsi, ma nella pratica mettere insieme gli scarti con la dimensione organizzativa presenta non pochi problemi. Cosa se ne fa un'organizzazione degli scarti? Per chi, come me, si occupa di organizzazione di eventi culturali (espressione orrenda, ma tant'è) non è un problema da poco, perché lo porta a interrogarsi su cosa rimarrà del lavoro che con tanta fatica si porta avanti giorno dopo giorno e su quale sia la sua reale importanza per la società, presente e futura.
All'epoca ero meno pessimista di oggi e la chiave scelta mi era parsa del tutto surreale. Oggi comincio ad avere qualche dubbio sul fatto che la realtà non supererà la fantasia.
Ogni riscrittura di città era corredata da una colonna sonora ideale, la mia la trovate in fondo al testo. Se ne avete voglia, potete ascoltarla mentre leggete la versione uncut della mia personalissima Clarice. (sull'altra città, ci sarebbe una storiella divertente da raccontare, magari ve ne parlo un'altra volta;)
Clarice apparve all’improvviso alla vista di Deckard, preceduta soltanto dal ronzio delle tendine oscuranti della navicella che si aprivano per effetto del campo gravitazionale del pianeta. Appena sbarcato nella capitale, si diresse verso l’edificio che su tutti i pianeti della galassia ospita le due istituzioni più importanti: l’Ufficio di Rappresentanza Imperiale e il Palazzo delle Attività Produttive. Lungo la strada, ripensò alla conversazione che si era svolta solo il giorno prima nell’Ufficio Galattico Imposte sui Rifiuti, sul Pianeta Ministeriale, a distanze siderali dal luogo in cui si trovava ora.
“È inammissibile!” strillò Fordgates.
“C’è qualche problema coi rapporti trimestrali, signore?” “Ancora non ha inquadrato il pianeta Clarice nei registri, sono anni che ci lavora! Cosa diavolo producono in quel posto sperduto?!”
“Cosa dovrei fare, signor Direttore Interstellare? I rapporti arrivano con periodicità insufficiente, da quello che contengono non ho modo di rendermi conto della situazione…”
“Diamoci un taglio, vada a verificare una buona volta! Diecimila rapporti non valgono quanto una buona occhiata di persona!”
“Su Clarice?? Ma è nel Quadrante Esterno 9! Non abbiamo nemmeno tutte le mappe stellari di quell’area!”
“Basta! È deciso ormai, partirà domattina con il primo convoglio disponibile. Ah, Deckard! Non faccia come al solito di testa sua, non lavori di fantasia. Si ricordi che è a un passo dalla pensione. Applichi le procedure alla lettera, osservi, registri e torni a riferire. Buon viaggio, ci rivediamo fra due giorni.”
Appena messo piede nell’edificio, però, si accorse subito che quello era diverso da tutti i palazzi del genere che gli era capitato di visitare. Nella hall principale, una statuetta raffigurante un cane senza coda faceva bella mostra di sé dentro un’enorme teca di cristallo. La didascalia recitava: “Cane di ceramica del XIX secolo. Produzione artigianale”. Sconcertato da quella vista, Deckard cominciò a vagare per sale e corridoi, ma più vi si inoltrava, meno si capacitava della natura del luogo. Non incontrò anima viva. Vide un’infinità di oggetti che lo fecero pensare a un pianeta artigianale, ma poi, quando credeva di aver capito, ecco dei mucchi di carbone, chiari segni della civiltà industriale degli inizi, e poi ancora bulloni, scarti di macchine utensili a lui sconosciute, nastri trasportatori, componenti di silicio sparsi qua e là, computer, schermi al plasma della metà del ventunesimo secolo, simulatori virtuali, motori a improbabilità di prima generazione del ventiduesimo…
Dopo due ore di vagabondaggi infruttuosi fra pile confuse di carabattole, oggetti posati su cuscini di velluto, chiusi in bacheche o semplicemente ammassati senza criterio, si ritrovò nell’atrio principale, a fissare nuovamente quel singolare cane di ceramica.
“Abbiamo dimenticato ormai l’arte di fabbricazione di oggetti simili, non trova?” Deckard si girò di scatto, rendendosi conto subito di trovarsi di fronte al custode.
“Già…sono un impiegato dell’Ufficio Galattico Imposte sui Rifiuti. Abbiamo un problema in sede col vostro pianeta, non riusciamo a capire cosa producete e quindi non sappiamo come applicare le regole sulla tassazione galattica dei rifiuti. Mi può aiutare?”
“Spiacente, non produciamo più nulla da un pezzo. Ora , facciamo qualcosa di meglio, non l’ha capito durante il suo giro?”
“Temo proprio di no. Ho visto talmente tante cose…” La parola che gli venne in mente era ‘inutili’ ma gli sembrò scortese dirla. “In due ore di ispezione è come se mi fosse passata davanti agli occhi l’intera storia dell’economia planetaria.”
“Bravo, ma allora scherzava quando poco fa ha detto di non aver capito cosa facciamo qui.”
“Non riesco proprio a capire invece, a cosa servono tutte queste cose? Sono utili in qualche modo?”
“Certo che lo sono, figliolo, è solo che tu non capisci come”.
“Dunque, voi conservate tutti questi oggetti, che hanno una qualche utilità, ma non evidente. Già questo va contro la legge 456.99925, varata dal Parlamento Interstellare…”
“Scusa se ti interrompo, figliolo, qui siamo un po’ lontani dal tuo Parlamento…”
“Non è il mio Parlamento, è il NOSTRO Parlamento, di tutta la Galassia!”
“Dicevo, il TUO Parlamento può aver emesso tutte le leggi che vuole, ma qui, in questo angolo sperduto di Universo non c’è nessuno che possa controllare se vengono applicate o meno.”
“Certo che no, siete così lontani! Voi però dovreste sapere cosa fare. Perché allora non lo fate?”
Deckard ricordava di aver letto qualcosa su Clarice molti anni prima, quando ancora si trovava all’Accademia di Formazione Agenti del Fisco, ma non riusciva a recuperarne un ricordo esatto. Sapeva che un tempo era stato un principato indipendente, con il suo parlamento e le sue leggi, ma poi si era progressivamente isolato dal resto della Galassia. Nel database dell’ufficio, le uniche notizie sul pianeta riguardavano una rivolta a sfondo mistico, una cosa di almeno due secoli prima che aveva a che fare con la conservazione della conoscenza, con il valore eterno delle cose…
Un dubbio atroce si fece strada nella sua mente, risvegliando il suo intuito di Ispettore. “Non è possibile, non questo!” Decise che, per quanto improbabile, poteva essere proprio così… Doveva saperlo subito. L’omino lo guardava divertito.
“Ok, ricominciamo. Voi avete tutto questo, da molto, molto tempo. Lo raccogliete e lo tenete qui, a disposizione di tutti. Sostenete che questi rottami possano produrre valore, ma non sapete dirmi in che modo e, soprattutto, questo non può accadere nell’immediato. Un pianeta intero che difende dei rifiuti.”
“Vedo che pian piano cominci a capire, ma molte cose ancora ti sfuggono. Primo, non sono rifiuti, ma memorie, resti, documenti di civiltà. A dire il vero, sono rimasto solo io a prendermene cura, anche ai nostri giovani queste cose non importano più granché.”
“…Allora ho capito bene, questo è un MUSEO???!!!”
“Un museo del sapere, del lavoro, dell’intelligenza dell’Uomo e ovviamente di tutte le altre specie dell’Universo.”
“Ma è contro la Legge! L’articolo 43 del Codice Unico stabilisce chiaramente che è vietato conservare, diffondere e investire su sapere che non sia sfruttabile e implementabile immediatamente!”
“Come ti ho già detto, qui le vostre leggi non contano molto e poi sono un sentimentale, mi piace continuare le tradizioni.”
“Dovrò denunciarvi! Lei, tutti, l’intero pianeta, qui si va addirittura oltre il già gravissimo reato di evasione della tassa sui rifiuti. Tecnicamente, QUI È TUTTO UN RIFIUTO. Solo per pagare gli interessi, non vi basterebbe un’eternità!”
“Non farai nessuna denuncia, caro. Resterai qui con noi e darai il tuo personale contributo alla causa, come tutti gli ispettori che ti hanno preceduto. Farai parte di questo museo…per sempre. Non ci sei passato per la sala degli ispettori imperiali imbalsamati? Sai, ne andiamo molto fieri.”
Deckard fece appena in tempo a sentire sulla pelle il calore della pistola a raggi paralizzanti con cui il custode gli aveva sparato, prima di cadere sul pavimento con un tonfo. L’ultima cosa che vide fu quell’orribile cane senza coda che lo osservava beffardo.
“È inammissibile!” strillò Fordgates.
“C’è qualche problema coi rapporti trimestrali, signore?” “Ancora non ha inquadrato il pianeta Clarice nei registri, sono anni che ci lavora! Cosa diavolo producono in quel posto sperduto?!”
“Cosa dovrei fare, signor Direttore Interstellare? I rapporti arrivano con periodicità insufficiente, da quello che contengono non ho modo di rendermi conto della situazione…”
“Diamoci un taglio, vada a verificare una buona volta! Diecimila rapporti non valgono quanto una buona occhiata di persona!”
“Su Clarice?? Ma è nel Quadrante Esterno 9! Non abbiamo nemmeno tutte le mappe stellari di quell’area!”
“Basta! È deciso ormai, partirà domattina con il primo convoglio disponibile. Ah, Deckard! Non faccia come al solito di testa sua, non lavori di fantasia. Si ricordi che è a un passo dalla pensione. Applichi le procedure alla lettera, osservi, registri e torni a riferire. Buon viaggio, ci rivediamo fra due giorni.”
Appena messo piede nell’edificio, però, si accorse subito che quello era diverso da tutti i palazzi del genere che gli era capitato di visitare. Nella hall principale, una statuetta raffigurante un cane senza coda faceva bella mostra di sé dentro un’enorme teca di cristallo. La didascalia recitava: “Cane di ceramica del XIX secolo. Produzione artigianale”. Sconcertato da quella vista, Deckard cominciò a vagare per sale e corridoi, ma più vi si inoltrava, meno si capacitava della natura del luogo. Non incontrò anima viva. Vide un’infinità di oggetti che lo fecero pensare a un pianeta artigianale, ma poi, quando credeva di aver capito, ecco dei mucchi di carbone, chiari segni della civiltà industriale degli inizi, e poi ancora bulloni, scarti di macchine utensili a lui sconosciute, nastri trasportatori, componenti di silicio sparsi qua e là, computer, schermi al plasma della metà del ventunesimo secolo, simulatori virtuali, motori a improbabilità di prima generazione del ventiduesimo…
Dopo due ore di vagabondaggi infruttuosi fra pile confuse di carabattole, oggetti posati su cuscini di velluto, chiusi in bacheche o semplicemente ammassati senza criterio, si ritrovò nell’atrio principale, a fissare nuovamente quel singolare cane di ceramica.
“Abbiamo dimenticato ormai l’arte di fabbricazione di oggetti simili, non trova?” Deckard si girò di scatto, rendendosi conto subito di trovarsi di fronte al custode.
“Già…sono un impiegato dell’Ufficio Galattico Imposte sui Rifiuti. Abbiamo un problema in sede col vostro pianeta, non riusciamo a capire cosa producete e quindi non sappiamo come applicare le regole sulla tassazione galattica dei rifiuti. Mi può aiutare?”
“Spiacente, non produciamo più nulla da un pezzo. Ora , facciamo qualcosa di meglio, non l’ha capito durante il suo giro?”
“Temo proprio di no. Ho visto talmente tante cose…” La parola che gli venne in mente era ‘inutili’ ma gli sembrò scortese dirla. “In due ore di ispezione è come se mi fosse passata davanti agli occhi l’intera storia dell’economia planetaria.”
“Bravo, ma allora scherzava quando poco fa ha detto di non aver capito cosa facciamo qui.”
“Non riesco proprio a capire invece, a cosa servono tutte queste cose? Sono utili in qualche modo?”
“Certo che lo sono, figliolo, è solo che tu non capisci come”.
“Dunque, voi conservate tutti questi oggetti, che hanno una qualche utilità, ma non evidente. Già questo va contro la legge 456.99925, varata dal Parlamento Interstellare…”
“Scusa se ti interrompo, figliolo, qui siamo un po’ lontani dal tuo Parlamento…”
“Non è il mio Parlamento, è il NOSTRO Parlamento, di tutta la Galassia!”
“Dicevo, il TUO Parlamento può aver emesso tutte le leggi che vuole, ma qui, in questo angolo sperduto di Universo non c’è nessuno che possa controllare se vengono applicate o meno.”
“Certo che no, siete così lontani! Voi però dovreste sapere cosa fare. Perché allora non lo fate?”
Deckard ricordava di aver letto qualcosa su Clarice molti anni prima, quando ancora si trovava all’Accademia di Formazione Agenti del Fisco, ma non riusciva a recuperarne un ricordo esatto. Sapeva che un tempo era stato un principato indipendente, con il suo parlamento e le sue leggi, ma poi si era progressivamente isolato dal resto della Galassia. Nel database dell’ufficio, le uniche notizie sul pianeta riguardavano una rivolta a sfondo mistico, una cosa di almeno due secoli prima che aveva a che fare con la conservazione della conoscenza, con il valore eterno delle cose…
Un dubbio atroce si fece strada nella sua mente, risvegliando il suo intuito di Ispettore. “Non è possibile, non questo!” Decise che, per quanto improbabile, poteva essere proprio così… Doveva saperlo subito. L’omino lo guardava divertito.
“Ok, ricominciamo. Voi avete tutto questo, da molto, molto tempo. Lo raccogliete e lo tenete qui, a disposizione di tutti. Sostenete che questi rottami possano produrre valore, ma non sapete dirmi in che modo e, soprattutto, questo non può accadere nell’immediato. Un pianeta intero che difende dei rifiuti.”
“Vedo che pian piano cominci a capire, ma molte cose ancora ti sfuggono. Primo, non sono rifiuti, ma memorie, resti, documenti di civiltà. A dire il vero, sono rimasto solo io a prendermene cura, anche ai nostri giovani queste cose non importano più granché.”
“…Allora ho capito bene, questo è un MUSEO???!!!”
“Un museo del sapere, del lavoro, dell’intelligenza dell’Uomo e ovviamente di tutte le altre specie dell’Universo.”
“Ma è contro la Legge! L’articolo 43 del Codice Unico stabilisce chiaramente che è vietato conservare, diffondere e investire su sapere che non sia sfruttabile e implementabile immediatamente!”
“Come ti ho già detto, qui le vostre leggi non contano molto e poi sono un sentimentale, mi piace continuare le tradizioni.”
“Dovrò denunciarvi! Lei, tutti, l’intero pianeta, qui si va addirittura oltre il già gravissimo reato di evasione della tassa sui rifiuti. Tecnicamente, QUI È TUTTO UN RIFIUTO. Solo per pagare gli interessi, non vi basterebbe un’eternità!”
“Non farai nessuna denuncia, caro. Resterai qui con noi e darai il tuo personale contributo alla causa, come tutti gli ispettori che ti hanno preceduto. Farai parte di questo museo…per sempre. Non ci sei passato per la sala degli ispettori imperiali imbalsamati? Sai, ne andiamo molto fieri.”
Deckard fece appena in tempo a sentire sulla pelle il calore della pistola a raggi paralizzanti con cui il custode gli aveva sparato, prima di cadere sul pavimento con un tonfo. L’ultima cosa che vide fu quell’orribile cane senza coda che lo osservava beffardo.
Nino Rota - O' Venezia Venaga Venusia
mercoledì 15 settembre 2010
lunedì 13 settembre 2010
SAVE THE ARTS
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A voi la visione del corto animato. Mentre in Italia...
Il sito ufficiale della campagna, dove si può firmare la petizione:
http://savethearts-uk.blogspot.com/
Mentre in Italia sembra che il clamore sollevato dall'annuncio dei tagli alla Cultura si sia ormai sopito e, nel segno della tradizione italiana che è tutta partigiana e campanilista, ogni settore pensa un po' a se stesso (il cinema protesta per i tagli al cinema, il teatro per i tagli al teatro, la musica per i tagli alla musica, ecc.) e cadono come mosche festival, musei, eventi di ogni genere, in Gran Bretagna accade qualcosa di diverso. Anche lì i contributi statali rischiano di subire tagli molto pesanti (si parla di un 25% sulle arti in generale), con la differenza che la polemica sul taglio dei fondi non ha preso lo spazio di una stagione, ma si è trasformata in dibattito serio, sui giornali e fra l'opinione pubblica. Caso emblematico è quello rappresentato dalla paventata chiusura del Film Council, una delle istituzioni più rispettate al mondo, la cui importanza è sottolineata, per esempio, dalle parole del regista Ken Loach, che l'ha paragonata per importanza al dipartimento Ricerca e sviluppo di un'azienda.
Il dibattito si è allargato e intensificato e ora arriva la risposta degli artisti, i quali hanno deciso di non limitarsi a protestare nelle piazze, ma col proprio lavoro, facendo gli artisti appunto. Sotto l'egida del Turning Point Network e della sua sezione londinese, consorzio nazionale che si occupa proprio di promozione delle arti, un centinaio di artisti (Chapman brothers, Tracey Emin, Damien Hirst, David Hockney, Howard Hodgkin, Steve McQueen, fra gli altri) ha lanciato una campagna che prevede la raccolta firme per una petizione che verrà inviata al ministro della cultura, Jeremy Hunt, ma anche la produzione di lavori originali sul tema che hanno lo scopo di sensibilizzare ancora di più l'opinione pubblica sul tema.
Il dibattito si è allargato e intensificato e ora arriva la risposta degli artisti, i quali hanno deciso di non limitarsi a protestare nelle piazze, ma col proprio lavoro, facendo gli artisti appunto. Sotto l'egida del Turning Point Network e della sua sezione londinese, consorzio nazionale che si occupa proprio di promozione delle arti, un centinaio di artisti (Chapman brothers, Tracey Emin, Damien Hirst, David Hockney, Howard Hodgkin, Steve McQueen, fra gli altri) ha lanciato una campagna che prevede la raccolta firme per una petizione che verrà inviata al ministro della cultura, Jeremy Hunt, ma anche la produzione di lavori originali sul tema che hanno lo scopo di sensibilizzare ancora di più l'opinione pubblica sul tema.
Sul sito dell'iniziativa, è visibile un corto animato di David Shrigley (prodotto dalla Paul Hamlyn Foundation), il cui protagonista è un allevatore che spiega al figlio perché sia un grave errore tagliare i fondi alla cultura, vanto nazionale e patrimonio economico da preservare (lo fa, fra l'altro davanti a un'opera famosa di un artista contemporaneo, la riconoscete?).
Oltre al corto di Shrigley, un artista diverso creerà un'opera nuova con cadenza settimanale. La prima è un manifesto di Jeremy Deller e Scott King, che riporta una citazione dell'intellettuale, artista e socialista inglese del diciannovesimo secolo William Morris: "Non voglio un'arte per pochi più di quanto non voglia un'istruzione o la libertà per pochi." L'idea è quella che il manifesto invada le strade di Londra. Il prossimo artista a regalare un'opera alla campagna sarà Mark Wallinger, che la renderà pubblica il 20 settembre.A voi la visione del corto animato. Mentre in Italia...
Il sito ufficiale della campagna, dove si può firmare la petizione:
http://savethearts-uk.blogspot.com/
venerdì 10 settembre 2010
UNA TRASFORMATRICE PROFESSIONALE E PRIMITIVA
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Non lo leggo tanto spesso l'oroscopo di Rob Brezsny su "Internazionale", però oggi devo dire che quello del mio segno è bellissimo. Non ci ho capito nulla, ma non importa, intanto lo porto con me in questa giornata di riflessione, poi si vedrà.
Mentre studiavo i tuoi astri, mi sono reso conto che dovevo uscire dal mio studio. Secondo i presagi faresti bene a fuggire dai soliti schemi. Ho pensato quindi che, se volevo scrivere il miglior oracolo per te, dovevo fare lo stesso. Così sono andato nel mio posto preferito, dove il torrente si divide in due ruscelli. Mi sono seduto su una pietra e ho chiesto agli spiriti: qual è il consiglio di cui avrebbero più bisogno le Bilance? Quasi subito mi si è posata sulla spalla una libellula, e per una decina di minuti le ho chiesto come dovevo procedere. Questo è il succo del suo messaggio telepatico: “Distruggo delicatamente le illusioni. La mia forza sta nella grazia e nella vivacità. Guarisco le ferite dei serpenti. Nulla sfugge alla mia vista. Non mordo. Sono una trasformatrice professionale e primitiva”.
Mentre studiavo i tuoi astri, mi sono reso conto che dovevo uscire dal mio studio. Secondo i presagi faresti bene a fuggire dai soliti schemi. Ho pensato quindi che, se volevo scrivere il miglior oracolo per te, dovevo fare lo stesso. Così sono andato nel mio posto preferito, dove il torrente si divide in due ruscelli. Mi sono seduto su una pietra e ho chiesto agli spiriti: qual è il consiglio di cui avrebbero più bisogno le Bilance? Quasi subito mi si è posata sulla spalla una libellula, e per una decina di minuti le ho chiesto come dovevo procedere. Questo è il succo del suo messaggio telepatico: “Distruggo delicatamente le illusioni. La mia forza sta nella grazia e nella vivacità. Guarisco le ferite dei serpenti. Nulla sfugge alla mia vista. Non mordo. Sono una trasformatrice professionale e primitiva”.
mercoledì 8 settembre 2010
giovedì 26 agosto 2010
SUFJAN STEVENS - All Delighted People (EP)
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ASCOLTI,
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USA
martedì 24 agosto 2010
domenica 27 giugno 2010
I'M LOSING MY EDGE
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sarà l'età che avanza, ma comincio a sentirmi così anch'io...
Yeah, I'm losing my edge.
I'm losing my edge.
The kids are coming up from behind.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge to the kids from France and from London.
But I was there.
I was there in 1968.
I was there at the first Can show in Cologne.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge to the kids whose footsteps I hear when they get on the decks.
I'm losing my edge to the Internet seekers who can tell me every member of every good group from 1962 to 1978.
I'm losing my edge.
To all the kids in Tokyo and Berlin.
I'm losing my edge to the art-school Brooklynites in little jackets and borrowed nostalgia for the unremembered eighties.
But I'm losing my edge.
I'm losing my edge, but I was there.
I was there.
But I was there.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge.
I can hear the footsteps every night on the decks.
But I was there.
I was there in 1974 at the first Suicide practices in a loft in New York City.
I was working on the organ sounds with much patience.
I was there when Captain Beefheart started up his first band.
I told him, "Don't do it that way. You'll never make a dime."
I was there.
I was the first guy playing Daft Punk to the rock kids.
I played it at CBGB's.
Everybody thought I was crazy.
We all know.
I was there.
I was there.
I've never been wrong.
I used to work in the record store.
I had everything before anyone.
I was there in the Paradise Garage DJ booth with Larry Levan.
I was there in Jamaica during the great sound clashes.
I woke up naked on the beach in Ibiza in 1988.
But I'm losing my edge to better-looking people with better ideas and more talent.
And they're actually really, really nice.
I'm losing my edge.
I heard you have a compilation of every good song ever done by anybody. Every great song by the Beach Boys. All the underground hits. All the Modern Lovers tracks. I heard you have a vinyl of every Niagra record on German import. I heard that you have a white label of every seminal Detroit techno hit - 1985, '86, '87. I heard that you have a CD compilation of every good '60s cut and another box set from the '70s.
I hear you're buying a synthesizer and an arpeggiator and are throwing your computer out the window because you want to make something real. You want to make a Yaz record.
I hear that you and your band have sold your guitars and bought turntables.
I hear that you and your band have sold your turntables and bought guitars.
I hear everybody that you know is more relevant than everybody that I know.
But have you seen my records? This Heat, Pere Ubu, Outsiders, Nation of Ulysses, Mars, The Trojans, The Black Dice, Todd Terry, the Germs, Section 25, Althea and Donna, Sexual Harrassment, a-ha, Pere Ubu, Dorothy Ashby, PIL, the Fania All-Stars, the Bar-Kays, the Human League, the Normal, Lou Reed, Scott Walker, Monks, Niagra,
Joy Division, Lower 48, the Association, Sun Ra,
Scientists, Royal Trux, 10cc,
Eric B. and Rakim, Index, Basic Channel, Soulsonic Force ("just hit me"!), Juan Atkins, David Axelrod, Electric Prunes, Gil! Scott! Heron!, the Slits, Faust, Mantronix, Pharaoh Sanders and the Fire Engines, the Swans, the Soft Cell, the Sonics, the Sonics, the Sonics, the Sonics.
You don't know what you really want. (x15)
Yeah, I'm losing my edge.
I'm losing my edge.
The kids are coming up from behind.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge to the kids from France and from London.
But I was there.
I was there in 1968.
I was there at the first Can show in Cologne.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge to the kids whose footsteps I hear when they get on the decks.
I'm losing my edge to the Internet seekers who can tell me every member of every good group from 1962 to 1978.
I'm losing my edge.
To all the kids in Tokyo and Berlin.
I'm losing my edge to the art-school Brooklynites in little jackets and borrowed nostalgia for the unremembered eighties.
But I'm losing my edge.
I'm losing my edge, but I was there.
I was there.
But I was there.
I'm losing my edge.
I'm losing my edge.
I can hear the footsteps every night on the decks.
But I was there.
I was there in 1974 at the first Suicide practices in a loft in New York City.
I was working on the organ sounds with much patience.
I was there when Captain Beefheart started up his first band.
I told him, "Don't do it that way. You'll never make a dime."
I was there.
I was the first guy playing Daft Punk to the rock kids.
I played it at CBGB's.
Everybody thought I was crazy.
We all know.
I was there.
I was there.
I've never been wrong.
I used to work in the record store.
I had everything before anyone.
I was there in the Paradise Garage DJ booth with Larry Levan.
I was there in Jamaica during the great sound clashes.
I woke up naked on the beach in Ibiza in 1988.
But I'm losing my edge to better-looking people with better ideas and more talent.
And they're actually really, really nice.
I'm losing my edge.
I heard you have a compilation of every good song ever done by anybody. Every great song by the Beach Boys. All the underground hits. All the Modern Lovers tracks. I heard you have a vinyl of every Niagra record on German import. I heard that you have a white label of every seminal Detroit techno hit - 1985, '86, '87. I heard that you have a CD compilation of every good '60s cut and another box set from the '70s.
I hear you're buying a synthesizer and an arpeggiator and are throwing your computer out the window because you want to make something real. You want to make a Yaz record.
I hear that you and your band have sold your guitars and bought turntables.
I hear that you and your band have sold your turntables and bought guitars.
I hear everybody that you know is more relevant than everybody that I know.
But have you seen my records? This Heat, Pere Ubu, Outsiders, Nation of Ulysses, Mars, The Trojans, The Black Dice, Todd Terry, the Germs, Section 25, Althea and Donna, Sexual Harrassment, a-ha, Pere Ubu, Dorothy Ashby, PIL, the Fania All-Stars, the Bar-Kays, the Human League, the Normal, Lou Reed, Scott Walker, Monks, Niagra,
Joy Division, Lower 48, the Association, Sun Ra,
Scientists, Royal Trux, 10cc,
Eric B. and Rakim, Index, Basic Channel, Soulsonic Force ("just hit me"!), Juan Atkins, David Axelrod, Electric Prunes, Gil! Scott! Heron!, the Slits, Faust, Mantronix, Pharaoh Sanders and the Fire Engines, the Swans, the Soft Cell, the Sonics, the Sonics, the Sonics, the Sonics.
You don't know what you really want. (x15)
mercoledì 23 giugno 2010
L'UNICA MEDICINA È LA MEMORIA
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Già a novembre IL TEATRO DEGLI ORRORI, in chiusura alla decima edizione del MEI, in una chiesa sconsacrata di Faenza (L’Auditorium della ex chiesa di Sant’Umiltà), si erano cimentati in un progetto pensato appositamente per quell’occasione in cui si proponeva un concerto reading, con rivisitazioni di scritti di Carmelo Bene e Majakovskij (tra l’altro 4 brani sono stati inseriti nell’ep RARO, ancora in download gratuito qui http://xl.repubblica.it/dettaglio/80087)
L’esperimento era piaciuto e a Torino, all’interno del Salone del libro, la band ci ha riprovato.
Questa volta il reading era dedicato allo scrittore nigeriano Ken Saro Wiwa, a cui hanno dedicato la title track del loro ultimo disco: A sangue freddo.
La band, grazie alla collaborazione di Annapaola Martin (già regista dell’ultimo video de Il teatro, “È colpa mia”), ha realizzato un video documento di questa performance torinese.
Dopo la bellissima performance al salone del libro di Torino Pierpaolo Capovilla si cimenterà ancora in questa formula di reading concerto a luglio (Rimini, @ Museo della Città, ingresso Via dei Cavalieri 16 – inizio h 21, in collaborazione con Associazione Culturale Timanfaya).
Tema della serata: letture di testi di Vladimir Vladimirovič Majakovskij. Ad accompagnarlo ci saranno Dany Greggio (voce e chitarra acustica) e Paolo Sereno (chitarra acustica fingerstyle)
fonte: Ufficio stampa Lunatik
Per saperne di più su Ken Saro Wiwa:
L’esperimento era piaciuto e a Torino, all’interno del Salone del libro, la band ci ha riprovato.
Questa volta il reading era dedicato allo scrittore nigeriano Ken Saro Wiwa, a cui hanno dedicato la title track del loro ultimo disco: A sangue freddo.
La band, grazie alla collaborazione di Annapaola Martin (già regista dell’ultimo video de Il teatro, “È colpa mia”), ha realizzato un video documento di questa performance torinese.
Dopo la bellissima performance al salone del libro di Torino Pierpaolo Capovilla si cimenterà ancora in questa formula di reading concerto a luglio (Rimini, @ Museo della Città, ingresso Via dei Cavalieri 16 – inizio h 21, in collaborazione con Associazione Culturale Timanfaya).
Tema della serata: letture di testi di Vladimir Vladimirovič Majakovskij. Ad accompagnarlo ci saranno Dany Greggio (voce e chitarra acustica) e Paolo Sereno (chitarra acustica fingerstyle)
fonte: Ufficio stampa Lunatik
Per saperne di più su Ken Saro Wiwa:
lunedì 21 giugno 2010
GIRLS SUCK AT VIDEO GAMES
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Girls suck at video games / Les filles sont nulles aux jeux vidéo from Stéphanie Mercier on Vimeo.
Segnalato da @lucasartoni (tramite blog)
domenica 20 giugno 2010
LA RICETTA DELLA DOMENICA: la torta al kiwi
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Bene, è risaputo che cucina e stati d'animo vadano a braccetto. Una pietanza difficilmente è "solo" una pietanza, un amalgama di ingredienti che, se accuratamente pesati, mescolati, alla giusta temperatura cucinati danno vita a un piatto squisito. Per me, il cibo è sempre amore e sono d'accordo con chi ha detto che la frase d'amore più bella è "hai mangiato?".
Ad ogni modo, non è che io trascorra tutto questo tempo ai fornelli, proprio non mi è possibile, ma quando ci riesco tento sempre di farlo, appunto, con molto amore. Di solito, nei confronti del mio fidanzato o, specie nel caso delle torte, di famigliari e amici. Trascrivo quindi la ricetta di una delle mie preferite, la torta al kiwi. Semplicissima da preparare, ma di grande effetto. Io preferisco prepararla la domenica mattina.
Dunque, partiamo con gli ingredienti:
● 6 o 7 kiwi maturi, né duri né sfatti;
● potrei dirvi di preparare della pasta frolla fresca come delle brave massaie, ma dato che è molto probabile che, come le mie, le vostre giornate (domenica compresa) siano piene di impegni, vi dico in tutta sincerità che va benissimo anche una confezione di pasta frolla già pronta;
● 2 dl di panna fresca (ma fresca, eh?);
● 150 g di zucchero;
● 4 cucchiai di farina;
● 4 uova (meglio se allevate a terra, così facciamo contente anche le galline);
● 2 cucchiai di rum (ma potete anche usare maraschino o un altro liquore che vi piaccia di più, io spesso uso vodka aromatizzata alla frutta, gentilmente offerta dal suocero che se la fa da solo);
● 2 cucchiai di pangrattato.
Una volta preparati gli ingredienti, create la giusta atmosfera, qualcosa di rilassante (o di esaltante, se preferite) che vi aiuti a essere più felici. Se voi state bene, anche la vostra torta ne trarrà beneficio. Io uso la musica, per esempio questa:
Dunque, partiamo con gli ingredienti:
● 6 o 7 kiwi maturi, né duri né sfatti;
● potrei dirvi di preparare della pasta frolla fresca come delle brave massaie, ma dato che è molto probabile che, come le mie, le vostre giornate (domenica compresa) siano piene di impegni, vi dico in tutta sincerità che va benissimo anche una confezione di pasta frolla già pronta;
● 2 dl di panna fresca (ma fresca, eh?);
● 150 g di zucchero;
● 4 cucchiai di farina;
● 4 uova (meglio se allevate a terra, così facciamo contente anche le galline);
● 2 cucchiai di rum (ma potete anche usare maraschino o un altro liquore che vi piaccia di più, io spesso uso vodka aromatizzata alla frutta, gentilmente offerta dal suocero che se la fa da solo);
● 2 cucchiai di pangrattato.
Una volta preparati gli ingredienti, create la giusta atmosfera, qualcosa di rilassante (o di esaltante, se preferite) che vi aiuti a essere più felici. Se voi state bene, anche la vostra torta ne trarrà beneficio. Io uso la musica, per esempio questa:
YOYOYO ACAPULCO - Bonzai Tree
Allora, per cucinare la vostra torta avete bisogno di uno stampo a cerniera di 22-24 cm o di una pirofila in ceramica rotonda delle stesse dimensioni. Se usate lo stampo, meglio foderarlo con carta da cucina, altrimenti procedete direttamente a stendere la pasta frolla sul fondo. Bucherellatela con una forchetta e ricoprite con un velo sottile di pangrattato (attenzione, "velo" non è usato a caso, non esagerate col pangrattato, non state preparando una cotoletta).
Ora, accendete il forno a 200°, pregatelo di scaldarsi in fretta e dimenticatevi per un momento di lui.
Frullate due dei vostri kiwi (i più maturi, magari) e in una terrina amalgamateli con la farina, lo zucchero, il rum, la panna. E' molto importante che qualunque cosa intervenga a rovinarvi il buonumore (chè sarebbe un errore madornale aver intrapreso la preparazione della torta con qualche fastidio nel cuore o preoccupazione nella mente) sia da voi velocemente allontanata.
Versate il composto così ottenuto sulla base di pasta frolla. Quando il forno è caldo, infornate la torta nella parte bassa. Lasciate cuocere 35 minuti, durante i quali vi godrete il profumo della torta che cuoce, componente essenziale di ogni buona ricetta (meglio sarebbe se chi poi la gusterà possa condividere lo stesso piacere, ma se così non fosse ricordatevi, al momento del taglio, di dire "e avessi sentito che profumo per tutta la casa!"), e affetterete i kiwi rimasti.
Sfornate, aspettate che la torta si sia un po' raffreddata e poi decoratela come preferite con le fettine di kiwi.
Guardatela con soddisfazione e pregustate i complimenti delle persone per cui l'avete preparata. Ricordate che quei complimenti (se oltre agli ingredienti, avrete scelto bene anche le persone) sono un altro modo per dirvi "ti voglio bene". ♡
Ora, accendete il forno a 200°, pregatelo di scaldarsi in fretta e dimenticatevi per un momento di lui.
Frullate due dei vostri kiwi (i più maturi, magari) e in una terrina amalgamateli con la farina, lo zucchero, il rum, la panna. E' molto importante che qualunque cosa intervenga a rovinarvi il buonumore (chè sarebbe un errore madornale aver intrapreso la preparazione della torta con qualche fastidio nel cuore o preoccupazione nella mente) sia da voi velocemente allontanata.
Versate il composto così ottenuto sulla base di pasta frolla. Quando il forno è caldo, infornate la torta nella parte bassa. Lasciate cuocere 35 minuti, durante i quali vi godrete il profumo della torta che cuoce, componente essenziale di ogni buona ricetta (meglio sarebbe se chi poi la gusterà possa condividere lo stesso piacere, ma se così non fosse ricordatevi, al momento del taglio, di dire "e avessi sentito che profumo per tutta la casa!"), e affetterete i kiwi rimasti.
Sfornate, aspettate che la torta si sia un po' raffreddata e poi decoratela come preferite con le fettine di kiwi.
Guardatela con soddisfazione e pregustate i complimenti delle persone per cui l'avete preparata. Ricordate che quei complimenti (se oltre agli ingredienti, avrete scelto bene anche le persone) sono un altro modo per dirvi "ti voglio bene". ♡
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ricette,
torta al kiwi
giovedì 17 giugno 2010
IT'S NOT ONLY ROCK'N'ROLL, BABY
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Kyle Field, The Kills, Devendra Banhart, Antony Hegarty (Antony and the Johnsons), Chicks on Speed, Casey Spooner (Fischerspooner), Alan Vega, Bianca Cassady (Cocorosie), Pete Doherty, Herman Dune, Marylin Manson, Andy (Bluvertigo). Se fosse un festival avrei già il biglietto in tasca, invece è qualcosa di diverso, però di altrettanto interessante. Il 24 giugno infatti inaugura in Triennale Bovisa la collettiva 'It's not only Rock'n'Roll, Baby!' (fino al 26 settembre) dove saranno esposte le opere di questi dodici musicisti. Il senso è un po' questo: non vengono presentati artisti che seguono percorsi simili o che sono raggruppabili in un movimento ben preciso, il denominatore comune è rappresentato dal fatto che sono tutti musicisti. L'idea è quella di mostrare quanto siano contigue e spesso interdipendenti musica e arti visive. La mostra è in giro da un po' (ideata dal Bozar di Bruxelles nel 2008 e curata da Jérôme Sans, co-fondatore ed ex co-direttore del Palais de Tokyo) e viene presentata in versione leggermente ridotta e con 3 new entry (Herman Dune, Marylin Manson, Andy dei Bluvertigo), ma rimane comunque un'ottima occasione per vedere opere interessanti di arte contemporanea (anche se viene da chiedersi quanti di questi artisti vedrebbero riconosciuta la loro opera se non fossero già affermati in campo musicale...).
Faranno da contorno alla manifestazione anche i concerti ed eventi organizzati dai partner c/o il festival Mito e Milano Jazzin Festival; Mtv porterà nuovamente in Bovisa l’appuntamento musicale Brand New Art, Virgin Radio, Rolling Stone Italia e Zero darano invece il loro supporto Media.
Faranno da contorno alla manifestazione anche i concerti ed eventi organizzati dai partner c/o il festival Mito e Milano Jazzin Festival; Mtv porterà nuovamente in Bovisa l’appuntamento musicale Brand New Art, Virgin Radio, Rolling Stone Italia e Zero darano invece il loro supporto Media.
It's not only Rock'n'Roll, Baby!
24 giugno/26 settembre
Triennale Bovisa, Milano
http://itsnotonlyrocknrollbaby.it/ (ad oggi, 17 giugno, non attivo)
http://www.2roads.it/arte/its-not-only-rocknroll-baby/
24 giugno/26 settembre
Triennale Bovisa, Milano
http://itsnotonlyrocknrollbaby.it/ (ad oggi, 17 giugno, non attivo)
http://www.2roads.it/arte/its-not-only-rocknroll-baby/
mercoledì 16 giugno 2010
EVELYN EVELYN - Evelyn Evelyn
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http://evelynevelyn.bandcamp.com/
http://www.evelynevelyn.com/index.html
http://www.myspace.com/evelynevelyn
http://twitter.com/Evelynevelyn
http://evelynevelyn.bandcamp.com/
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CHI MI AMA (NON) MI SEGUA!
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Su segnalazione di @panzallaria vado a vedere l'immagine che l'Apt di Massa Carrara ha scelto di usare per la campagna di promozione turistica dell'estate 2010. Che scivolone, ragazzi! Scopro poi che il Comune è di sinistra, così come la Provincia e la Regione e, dopo un attimo di sconforto, mi chiedo dove finisca la consapevolezza e dove inizi la furbizia.
Sempre @panzallaria, che nella vita si chiama e si firma Francesca Sanzo e segue un sacco di progetti interessanti (vedere il suo sito per credere), ha scritto all’Apt di Massa Carrara, tramite il form che si trova sul loro sito internet:
Copio dal sito DONNE PENSANTI il contenuto del messaggio. Credo che rappresenti un buon esempio di come sia possibile far sentire la propria voce in modo civile, ma fermo.
Ecco il testo:
"Buongiorno, la mia associazione “Donne Pensanti” si occupa di stereotipi, immagini svilenti e abuso del corpo femminile in pubblicità e comunicazione. Mi chiedevo se per pubblicizzare la vostra bella città ci fosse davvero bisogno di usare il sedere di una donna. In rete la vostra pubblicità sta girando molto e – purtroppo – credo che sia un boomerang, soprattutto in tempi tristi come questo, in cui il corpo delle donne è utilizzato in maniera strumentale e fuori contesto, facendo passare un messaggio che è l’anticamera a discriminazioni, violenza di genere e pratiche sessiste, così come anche il nostro Presidente Napolitano ha più volte ripetuto. Volevo avvisarvi che abbiamo inserito la vostra campagna pubblicitaria nella gallery delle immagini svilenti: http://www.donnepensanti.net/2010/06/uso-del-corpo-femminile-in-cartellonistica/.
Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate e perché avete scelto quel genere di immagine per dar conto di una delle città più belle e ricche di patrimonio naturale e artistico della nostra penisola.
In fede
Francesca Sanzo
http://www.donnepensanti.net"
E adesso stiamo a vedere se e cosa rispondono.
Sempre @panzallaria, che nella vita si chiama e si firma Francesca Sanzo e segue un sacco di progetti interessanti (vedere il suo sito per credere), ha scritto all’Apt di Massa Carrara, tramite il form che si trova sul loro sito internet:
Copio dal sito DONNE PENSANTI il contenuto del messaggio. Credo che rappresenti un buon esempio di come sia possibile far sentire la propria voce in modo civile, ma fermo.
Ecco il testo:
"Buongiorno, la mia associazione “Donne Pensanti” si occupa di stereotipi, immagini svilenti e abuso del corpo femminile in pubblicità e comunicazione. Mi chiedevo se per pubblicizzare la vostra bella città ci fosse davvero bisogno di usare il sedere di una donna. In rete la vostra pubblicità sta girando molto e – purtroppo – credo che sia un boomerang, soprattutto in tempi tristi come questo, in cui il corpo delle donne è utilizzato in maniera strumentale e fuori contesto, facendo passare un messaggio che è l’anticamera a discriminazioni, violenza di genere e pratiche sessiste, così come anche il nostro Presidente Napolitano ha più volte ripetuto. Volevo avvisarvi che abbiamo inserito la vostra campagna pubblicitaria nella gallery delle immagini svilenti: http://www.donnepensanti.net/2010/06/uso-del-corpo-femminile-in-cartellonistica/.
Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate e perché avete scelto quel genere di immagine per dar conto di una delle città più belle e ricche di patrimonio naturale e artistico della nostra penisola.
In fede
Francesca Sanzo
http://www.donnepensanti.net"
E adesso stiamo a vedere se e cosa rispondono.
martedì 15 giugno 2010
LA VERA STORIA DI ADAMO ED EVA
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Dio andò da Adamo e gli disse: “Non è bene che l’uomo sia solo. Ho pronta per te la tua compagna”. “Sì, ma quanto mi costa?”. “Un braccio e una gamba”. “Però!”. fece Adamo. “E per una costola cosa si può avere?”
Daniel Vogelmann, Le mie migliori barzellette ebraiche
Giuntina, 2010, pp. 70
illustrazioni di Bjørn Okholm Skaarup
prezzo: 6 €
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Giuntina, 2010, pp. 70
illustrazioni di Bjørn Okholm Skaarup
prezzo: 6 €
lunedì 14 giugno 2010
Finché un tweet non ci separi
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Paul e Sara si sono conosciuti due anni fa su un blog, "litigando" su un post. Poi, hanno fatto amicizia e hanno finito con l'innamorarsi. Da allora, complice anche la distanza, la loro relazione ha seguito binari paralleli: uno si è sviluppato nella vita reale, un altro sui social media. Dopo l'esperienza di gestione comune di un sito (http://dailyshite.com/), interminabili ore passate su Skype e addii lacrimevoli negli aeroporti (è Sara stessa a raccontarlo in un suo post QUI) hanno deciso di essere pronti per la convivenza reale, di "fondere i propri lifestream e il contenuto dei rispettivi hard drive per sempre". La particolarità della loro scelta sta nel fatto che hanno deciso di condividere con la rete anche il matrimonio, che sarà twittato live dai loro account (@subrbanoblivion e @pauloflaherty) e che si potrà seguire con l'hashtag #paul&sara.
Sembra che ci sarà anche uno streaming live, su Suburban Oblivion o Paul O’Flaherty.
Sembra che ci sarà anche uno streaming live, su Suburban Oblivion o Paul O’Flaherty.
Alpe Adria Cinema presenta CAVò_collezione estiva
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L'associazione Alpe Adria Cinema di Trieste riapre lo spazio del Cavò di via San Rocco 1 ai suoi soci e li invita a una serie di appuntamenti imperdibili. Dopo le rassegne dell'anno scorso dedicate alla commedia estiva all'italiana e al camp, arriva CAVò_COLLEZIONE ESTIVA. 5 mercoledì, 9 titoli fra i più interessanti del 2009, 9 paesi rappresentati: Serbia, Germania, Russia, Grecia, Stati Uniti, Georgia, Kazakistan, Taiwan, Romania. Film premiati nei festival internazionali, opere prime, conferme di grandi autori, ce n'è per tutti i gusti. Stili e linguaggi diversi, ma con un denominatore comune: sono film che (purtroppo) in sala non vedrete mai!
lunedì 31 maggio 2010
O STILOFONO O MORTE
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La Stylophone Orchestra of Great Britain reinterpreta un classico dei Kraftwerk, DAS MODEL! Incuriositi dallo strumento? Date una letta qui --> http://www.hollowsun.com/vintage/stylophone/
MySpace della Stylophone Orchestra: http://www.myspace.com/stylophoneorchestraofgreatbritain
La Stylophone Orchestra of Great Britain reinterpreta un classico dei Kraftwerk, DAS MODEL! Incuriositi dallo strumento? Date una letta qui --> http://www.hollowsun.com/vintage/stylophone/
MySpace della Stylophone Orchestra: http://www.myspace.com/stylophoneorchestraofgreatbritain
sabato 29 maggio 2010
Renzo e Lucia ai tempi di Facebook
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“Io ho sentito dire da gente che sa, e anzi ne ho veduto io un caso, che, per fare un matrimonio, ci vuole bensì il curato, ma non è necessario che voglia; basta che ci sia.
- Come sta questa faccenda? - domandò Renzo.
- Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie.”
- Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie.”
venerdì 14 maggio 2010
PIXIEGUTS - Immaterial
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http://pixieguts.bandcamp.com/album/immaterial
Pixieguts is cyber vocalist Marie Craven in Australia. The albums here are compilations of tracks featuring her voice produced by many electronic music artists around the world. pixieguts.com
http://pixieguts.bandcamp.com/album/immaterial
Pixieguts is cyber vocalist Marie Craven in Australia. The albums here are compilations of tracks featuring her voice produced by many electronic music artists around the world. pixieguts.com
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trip-hop
lunedì 10 maggio 2010
CHE UOMO DI SPIRITO
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"Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".
Silvio Berlusconi durante la visita ufficiale a Berisha.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI
"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: ... Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le tocc piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel ... sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi".
Merid Elvira Dones
Silvio Berlusconi durante la visita ufficiale a Berisha.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE SILVIO BERLUSCONI
"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: ... Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le tocc piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.
Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel ... sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.
Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.
In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.
Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi giorni in cui infuria la polemica Bertolaso, ma si lega profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi, sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne albanesi".
Merid Elvira Dones
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