Quale occasione migliore di questo 8 dicembre – festa dell'Immacolata – per parlare in modo più approfondito di un film che l'effigie della madonna l'ha messa addirittura in locandina? Parliamo ovviamente di Lourdes, scritto e diretto dall'austriaca Jessica Hausner, cui abbiamo già accennato parlando del programma di Venezia (dove il film ha vinto diversi premi, fra cui quello della giuria Fipresci) e recentemente di quello del Tertio Millennio Film festival di Roma.
Il film racconta la storia di un pellegrinaggio a Lourdes. Fra i pellegrini molte sono le persone malate e in cerca del miracolo, ma molte sono persone che godono di buona salute. Tutti sono mossi dalla speranza di trovare nel luogo mistico una consolazione alle loro sofferenze fisiche o spirituali. Il personaggio principale è Christine (Sylvie Testud), una ragazza inchiodata su una sedia a rotelle da una malattia inguaribile.
Christine è la nostra guida: è infatti attraverso i suoi occhi che visitiamo anche noi Lourdes e condividiamo il suo desiderio di conoscere altre persone e creare con loro quel rapporto umano di cui la malattia l'ha privata, sconvolgendole la vita e confinandola nell'isolamento. Comprensibilmente, il sogno più grandi della ragazza è quello di tornare a condurre un'esistenza all'insegna della “normalità” e fare ciò che agli “altri” pare scontato. Ad accompagnarla in questo viaggio della speranza c'è Maria (Léa Seydoux), una volontaria che si occupa di lei seguendola in tutti i rituali codificati del pellegrinaggio (le abluzioni, le processioni), ma l'aiuta anche a mangiare, a lavarsi, a mettersi a letto. Com'è inevitabile, Maria ricorda a Christine la sua vita di prima e questo genera in lei un po' di invidia, ma anche la speranza. Maria, da parte sua, preferisce stare con persone della sua età e cerca di sfuggire lo spettacolo dell'infermità che le si para davanti a ogni piè sospinto. Christine è quindi costretta ad accontentarsi della compagnia di Madame Hartl, una vecchia signora, severa e solitaria, la quale non è a Lourdes per guarire da qualche malattia del corpo, bensì per alleviare la sofferenza causatale da una vita trascorsa in completa solitudine. Per colmare un'esistenza vuota va trovato un senso, una missione, ed ecco comparire Christine, con tutto il suo bisogno di aiuto. Le preghiere di Madame Hartl sembrano funzionare: la salute di Christine migliora in modo quasi miracoloso e la guarigione è così repentina che di essa comincia ad occuparsi anche il Comitato dei Medici di Lourdes. I risultati della loro indagine non portano però a nulla in quanto la natura della malattia di Christine è tale per cui potrebbe da un momento all'altro farla sprofondare nuovamente nella paralisi. Christine deve ora scegliere come vivere quello che potrebbe essere un regalo tanto meraviglioso (di dio, delle cure, della medicina) quanto transitorio.
Christine è la nostra guida: è infatti attraverso i suoi occhi che visitiamo anche noi Lourdes e condividiamo il suo desiderio di conoscere altre persone e creare con loro quel rapporto umano di cui la malattia l'ha privata, sconvolgendole la vita e confinandola nell'isolamento. Comprensibilmente, il sogno più grandi della ragazza è quello di tornare a condurre un'esistenza all'insegna della “normalità” e fare ciò che agli “altri” pare scontato. Ad accompagnarla in questo viaggio della speranza c'è Maria (Léa Seydoux), una volontaria che si occupa di lei seguendola in tutti i rituali codificati del pellegrinaggio (le abluzioni, le processioni), ma l'aiuta anche a mangiare, a lavarsi, a mettersi a letto. Com'è inevitabile, Maria ricorda a Christine la sua vita di prima e questo genera in lei un po' di invidia, ma anche la speranza. Maria, da parte sua, preferisce stare con persone della sua età e cerca di sfuggire lo spettacolo dell'infermità che le si para davanti a ogni piè sospinto. Christine è quindi costretta ad accontentarsi della compagnia di Madame Hartl, una vecchia signora, severa e solitaria, la quale non è a Lourdes per guarire da qualche malattia del corpo, bensì per alleviare la sofferenza causatale da una vita trascorsa in completa solitudine. Per colmare un'esistenza vuota va trovato un senso, una missione, ed ecco comparire Christine, con tutto il suo bisogno di aiuto. Le preghiere di Madame Hartl sembrano funzionare: la salute di Christine migliora in modo quasi miracoloso e la guarigione è così repentina che di essa comincia ad occuparsi anche il Comitato dei Medici di Lourdes. I risultati della loro indagine non portano però a nulla in quanto la natura della malattia di Christine è tale per cui potrebbe da un momento all'altro farla sprofondare nuovamente nella paralisi. Christine deve ora scegliere come vivere quello che potrebbe essere un regalo tanto meraviglioso (di dio, delle cure, della medicina) quanto transitorio.
Commento della regista
“Lourdes è una favola (crudele), un sogno ad occhi aperti o un incubo. I malati di tutto il mondo vi si recano nella speranza di riavere la propria salute, un miracolo, perché Lourdes è il luogo in cui si crede ancora nell'esistenza dei miracoli, un luogo sinonimo di speranza, conforto e guarigione per i disperati e morenti. Le vie del Signore, però, sono imperscrutabili e la speranza che, a un passo dalla morte, tutto possa ritornare a posto, sembra avere dell'assurdo. Lourdes è il palcoscenico su cui si svolge la commedia umana.”
Intervista con la regista
Perché ambientare un film proprio a Lourdes?
Jessica Hausner: Intanto, come prima cosa, volevo fare un film su un miracolo. I miracoli rappresentano dei paradossi, uno squarcio nella logica che ci conduce inevitabilmente verso la morte e l'aspettativa di un miracolo rimanda alla speranza che alla fine tutto possa tornare a posto e che ci sia qualcuno che veglia su di noi. Ho svolto molte ricerche per capire quale fosse lo sfondo ideale dove ambientare una storia di un miracolo. Ho scelto Lourdes perché volevo sottolineare il fatto che i pellegrini vi si recano nella speranza di un miracolo. A prima vista, uno può pensare che il miracolo sia una cosa positiva: un paralitico che torna a camminare, per esempio. Documentandomi, però, sono venuta a conoscenza di storie di guarigioni e di casi in cui la persona miracolata era ritornata alla condizione precedente: in pratica, il miracolo non era durato. Trovo che in questo ci sia un parallelo con l'aspetto dell'arbitrarietà della vita: alcune cose che sembrano meravigliose, miracolose addirittura, si rivelano orribili o semplicemente banali. ...]
All'inizio del suo progetto, le istituzioni religiose erano scettiche sul modo in cui la fede sarebbe stata rappresentata nel suo film?
J.H.: Abbiamo avuto diversi incontri con Monsignor Perrier, vescovo di Tarbes e di Lourdes, sul modo in cui Lourdes sarebbe stata rappresentata. Ne abbiamo parlato anche con dei teologi e la cosa interessante è che anche queste autorità della chiesa cattolica sono consapevoli dell'ambivalenza dei miracoli. Al centro del mio film, così come delle riflessioni della chiesa, c'è la domanda sul significato dell'esistenza. [...]
In definitiva, potremmo dire che il suo film ruota tutto attorno a un mistero?
J.H.: Un miracolo mette in discussione il senso delle cose. Posso influire sul corso del mio destino comportandomi bene oppure non sono nulla di più che uno strumento nelle mani del caso? Questo contrasto fra il significato e l'arbitrarietà è al centro di questa storia. È per questo che dopo essere stata curata in modo miracoloso, Christine dice “Spero di essere la persona giusta”.
La regista
Jessica Hausner è nata nell'ottobre del 1972 a Vienna, Austria. Ha studiato regia alla Filmakademie della sua città dove, nel 1996, ha realizzato il primo cortometraggio, Flora, vincitore dei Pardi di domani al festival di Locarno. Inter-view, suo film di diploma, ha conquistato il Premio della Giuria alla Cinéfondation di Cannes Film Festival nel 1999. Due anni dopo esordisce nel lungometraggio con Lovely Rita, presentato anch'esso a Cannes nella sezione “Un Certain Regard” e distribuito in venti paesi. Hotel, il suo secondo lungometraggio, viene anch'esso selezionato a “Un Certain Regard” nel 2004 e vince il Gran premio come Migliore film austriaco alla Diagonale dell'anno dopo. Lourdes è il suo terzo lungometraggio. Ha vinto il premio della giuria FIPRESCI a Venezia e l'ultima edizione della Viennale e del festival di Cracovia. In Italia, il film è distribuito da Cinecittà Luce e uscirà nelle sale in febbraio.
(Le informazioni sul film e l'estratto dell'intervista sono pressi dal press kit ufficiale del film, scaricabile dal sito della distribuzione: http://www.coproductionoffice.eu. La traduzione dall'inglese è nostra)
Fonti:
www.coproductionoffice.eu
www.coop99.at
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