È con grande gioia che apprendo la notizia che la giovane regista greca Angeliki Aristomenopoulou ha vinto il premio FIPRESCI della sezione greca al Festival di Salonicco che si è concluso ieri. Fa ancora più piacere che il premio sia arrivato per un documentario musicale, genere in cui Angeliki è una vera specialista. Wandering Soul, questo il titolo, racconta infatti la storia di Yannis Angelakas, un musicista che ha lasciato il segno sulla scena greca del rock alternative. Il film lo segue nella sua vita quotidiana e, attraverso i suoi occhi, entra nella contemporaneità tormentata del paese: l'impasse politica in cui si trova attualmente la Grecia, il modo in cui la televisione rimodella – spesso alterandola – la realtà, il bisogno che sentono ormai mole persone di lasciare la grande città e fare ritorno alla provincia d'origine. Due anni di riprese, durante i quali seguiamo anche l'evoluzione dello stile musicale di Yannis, in un percorso di esplorazione di suoni che appartengono alla sua infanzia, alla tradizione musicale greca come quella del rebetiko, alla musica polifonica dell'Epiro, fino alle melodie cretesi. Per me che scrivo, da curatrice della sezione “Muri del suono” al Trieste Film Festival, fa doppiamente piacere questo premio proprio perché si tratta di un documentario musicale. A gennaio, infatti, nella seconda edizione di questa rassegna avevo voluto fortemente il documentario girato da Angeliki a Berlino, fra i ragazzi della comunità turco-tedesca. Kreuzberg 36, presentato in Italia per la prima volta, ci aveva portato per un attimo per le strade di Kreuzberg, uno dei quartieri storici di Berlino. Culla di hippy, punk, anarchici e di altri gruppi alternativi degli anni '70 e '80, si tratta di un luogo che mantiene ancora pressoché intatto il suo spirito indipendente. La solidarietà e la tolleranza dei suoi abitanti nei confronti delle minoranze l'hanno resa una sorta di rifugio per gli immigrati turchi, facendone la quinta area a popolazione turca del mondo.
Nonostante i cambiamenti drammatici che hanno modificato la sua “geografia umana”, Kreuzberg ha mantenuto anche la sua forte vocazione artistica, vera e propria “riserva” urbana per tutte le forme d'arte alternative. Un'arte che trae ispirazione dalla vita della strada, che viene creata, vissuta e consumata sulla strada: graffiti, break dance, rap, hip-hop e beat-box. La musica di Kreuzberg parla tre lingue diverse - inglese, tedesco e turco – ed è prodotta da giovani che hanno provato sulla loro pelle cosa significhi essere una minoranza religiosa, etnica o politica.
Nel documentario Angeliki entra nella vita di una piccola comunità di giovani musicisti che considerano come loro patria Kreuzberg stessa (non la Germania e nemmeno la Turchia). Una quotidianità imbevuta di una tradizione tutta speciale, fatta di vecchi graffiti, di testi nati nei caseggiati popolari, di suoni che prendono vita in studi casalinghi di fortuna e nei concerti che organizzano nelle piazze del quartiere. Oltre al luogo, quindi, c’è anche il tema della lingua e di una cultura – quella dell’hip hop – che è nata come prodotto di importazione americano, per affermarsi poi sempre di più e ovunque come la vera musica popolare del terzo millennio.
Ricordo l'emozione della regista durante la visione del film in sala e la soddisfazione sul volto degli spettatori alla fine della proiezione, che mi ringraziavano per la scelta. Chissà che l'esperienza non si ripeta anche l'anno prossimo con Wandering Soul... nel frattempo, un mare di complimenti ad Angeliki!
Angeliki Aristomenopoulou è fotografa e regista specializzata in documentari musicali. Lavora per la televisione Greca dal 2005, per cui dirige una serie di documentari dal titolo “World music”, una delle serie più seguite nel suo genere, interamente dedicata alla musica e agli artisti di un paese o di una regione del mondo. Fra le aree esplorate ci sono l’india (sul Rajastan), Istanbul (la scena musicale contemporanea), New York (sull’etichetta nublu), il Brasile (sulla samba) e Kreuzberg. Fra i documentari di genere non musicale ricordiamo Floating Prisons, Medea, Great Hellas and the Olympic Spirit e 3 gamoi. Con i suoi lavori, Angeliki ha preso parte con successo a un gran numero di festival internazionali.
(scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
questo post è stato pubblicato anche su Cavò, il blog-rifugio di Alpe Adria Cinema
Nonostante i cambiamenti drammatici che hanno modificato la sua “geografia umana”, Kreuzberg ha mantenuto anche la sua forte vocazione artistica, vera e propria “riserva” urbana per tutte le forme d'arte alternative. Un'arte che trae ispirazione dalla vita della strada, che viene creata, vissuta e consumata sulla strada: graffiti, break dance, rap, hip-hop e beat-box. La musica di Kreuzberg parla tre lingue diverse - inglese, tedesco e turco – ed è prodotta da giovani che hanno provato sulla loro pelle cosa significhi essere una minoranza religiosa, etnica o politica.
Nel documentario Angeliki entra nella vita di una piccola comunità di giovani musicisti che considerano come loro patria Kreuzberg stessa (non la Germania e nemmeno la Turchia). Una quotidianità imbevuta di una tradizione tutta speciale, fatta di vecchi graffiti, di testi nati nei caseggiati popolari, di suoni che prendono vita in studi casalinghi di fortuna e nei concerti che organizzano nelle piazze del quartiere. Oltre al luogo, quindi, c’è anche il tema della lingua e di una cultura – quella dell’hip hop – che è nata come prodotto di importazione americano, per affermarsi poi sempre di più e ovunque come la vera musica popolare del terzo millennio.
Ricordo l'emozione della regista durante la visione del film in sala e la soddisfazione sul volto degli spettatori alla fine della proiezione, che mi ringraziavano per la scelta. Chissà che l'esperienza non si ripeta anche l'anno prossimo con Wandering Soul... nel frattempo, un mare di complimenti ad Angeliki!
Angeliki Aristomenopoulou è fotografa e regista specializzata in documentari musicali. Lavora per la televisione Greca dal 2005, per cui dirige una serie di documentari dal titolo “World music”, una delle serie più seguite nel suo genere, interamente dedicata alla musica e agli artisti di un paese o di una regione del mondo. Fra le aree esplorate ci sono l’india (sul Rajastan), Istanbul (la scena musicale contemporanea), New York (sull’etichetta nublu), il Brasile (sulla samba) e Kreuzberg. Fra i documentari di genere non musicale ricordiamo Floating Prisons, Medea, Great Hellas and the Olympic Spirit e 3 gamoi. Con i suoi lavori, Angeliki ha preso parte con successo a un gran numero di festival internazionali.
(scheda e biografia dal catalogo ufficiale della 21a edizione del Trieste Film Festival)
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